Piccola premessa: sono un
anticatalogatore indefesso; non riesco a collezionare niente, a
ordinare, a protocollare; per fogli, certificati, ricevute da
conservare sono una frana; ogni agenda che comincio segnando cose
(appuntamenti, impegni di lavoro), dopo un pochino, la lascio
confondersi nella polvere.
Anche per i libri, che conservo nei
piani degli scaffali a parete della mia modesta biblioteca, non ho
proceduto a un ordine specifico: essi sono un po' così, alla
rinfusa. Certo, ho posizionato in evidenza quei pottoni degli
Adelphi, i supercoralli einaudiani, qualche sparuto meridiano e altri
con cofanetto; tuttavia, il resto dei libri, dopo un primo tentativo
di ordinare per argomento, ha trovato un'allocazione che non rispetta
un canone preciso, se non quello della costrizione fisica determinata
dal formato e dall'altezza del volume da inserire nei vari ripiani.
Tale premessa per dire che anche per
quanto riguarda i brani che frequentemente uso come materia prima dei
miei post, non ho un catalogo apposito, ordinato per temi, da usare
alla bisogna.
Di solito estraggo brani o citazioni da
libri che sto leggendo, oppure prendo a caso qua e là dalla mia
piccola biblioteca o da altre, pubbliche, nelle quali mi muovo
sovente a naso e a caso.
E svelo un minimo arcano: non sempre,
ma molte volte, tra quanto leggo e quanto esperisco noto una corrispondenza, oppure un
aiuto alla comprensione e/o alla interpretazione della realtà.
Bene, tutto questo pippone per dire che
oggi, mentre leggevo il Faust
di Goethe e mentre pensavo a come rispondere alle domande di
quel “vecchio consevatore” di Prezzolini – domande che mi ha
regalato, con una preziosa
dedica, quel gran genio di Luigi – mi sono imbattuto nel
dialogo tra Mefistofele e uno scolaro matricola (tradotto
nell'edizione Einaudi con Matricolino),
ossia un giovane potenziale alunno di Faust che vuole iscriversi alla
sua scuola proprio dopo che il maestro ha stretto il patto con
Mefistofele. Bene, Faust, non
sentendosi in grado di riceverlo, affida a Mefistofele la faccenda.
Abbiate pazienza: ma prima di leggere il seguente dialogo, leggete per favore le
domande di Prezzolini.
Letto? È una forzatura ritenere che se a Prezzolini, nel formulare le
domande, fosse tornato alla mente Mefistofele che si finge Faust (il
prof. Faust), egli, anziché mettersi nei panni di un professore di filosofia si sarebbe messo nei panni del diavolo?
***
Benché abbia più l'età da professore (non lo sono) che da studente, fuori dis-corso provo a rispondere a Prezzolini, seguendo l'elenco delle sue domande:
1.La prima risposta è facile: copio e
incollo quanto Luigi ha riportato di Perelman e commentato nel suo (attualmente) penultimo post.
2. Il «richiamo alla realtà della
vita»: aldilà della formulazione filosofica bergsoniana, penso che esso sia avvertito da ogni umano cosciente di vivere. Ma la
vita è dentro un tempo, ha una durata e l'intensità della
partecipazione alla vita, la produzione di “vissutezze” non
dev'essere tale da impedire il ricordo e la riflessione sulla vita
stessa, perché è mediante il ricordo e la riflessione, ovvero nelle
distese di tempo in cui “sembra” di non vivere, che i vissuti
partecipati vengono percepiti, ancor più, come tali.
3. L'universo è composto di caso e necessità, perlomeno quella parte di universo che finora gli umani sono stati in grado di conoscere. Per riprendere Mefistofele: «Il Tutto è buono solo per un Dio!». Dunque, se Dio non esiste (più), non esiste neanche il Tutto.
4. Lo specchietto sociale che dovrebbe adottare lo Stato? Questo attuale della democrazia liberale è perfetto per catturare noi allodole votanti che esprimono, una volta ogni tanto, il loro potere.
5. Risposte secche multiple all'ultima domanda (che ne contiene tre): a) Alla ragione; b) può darsi riescono meglio, ma finora non sono mai riuscito ad affidarmi a qualcosa che cozzava contro la ragione; c) dovrebbero andare insieme sempre coraggio e intelligenza, dato che il primo senza la seconda è spesso stupidità, e la seconda senza il primo è freddo calcolo.
1 commento:
Apperò!
Posta un commento