Uno (mi perdoni l'autore per l'«uno») ti scrive una lettera come questa e non rispondi nei commenti neanche un pio?* Lo so che è impegnativo rispondere, dato che, gentilmente, educatamente, oserei dire: fraternamente colui che ti ha scritto ha chiuso tutte le porte perché tu possa trovare una facile scappatoia alle tue giustificazioni. Vabbè, non è grave arrendersi e fare spallucce. Ma di' qualcosa, càspita, anche semplicemente usando il salvagente di un classico:
«E Simonide gli rispose: “Ebbene,
Ierone, non mi stupisce che ora tu sia maldisposto verso la
tirannide, perché pensi che, per realizzare il tuo desiderio di
essere benvoluto dalla gente, essa ti sia d'impaccio. Tuttavia credo
di poterti dimostrare che l'esercizio del potere non impedisce
affatto di essere benvoluti, anzi trovarsi in questa condizione è un
vantaggio rispetto a quella del privato. Per esaminare se le cose
stanno così, tralasciamo per il momento la questione se chi comanda,
per i maggiori poteri a sua disposizione, possa anche concedere
maggiori benefici; ma valutiamo piuttosto il caso in cui il privato e
il tiranno compiono le stesse azioni e giudica a quale dei due, a
parità di benefici concessi, vada maggiore riconoscenza. Comincerò
dagli esempi meno importanti.
Considera questa prima eventualità. Un
sovrano e un privato incontrano una persona e la salutano
amichevolmente. In questo caso, secondo te, di chi è il saluto che
fa maggior piacere a chi lo riceve? Supponi, poi, che entrambi lodino
la medesima persona. Secondo te, di chi è la lode che procura
maggiore soddisfazione? Ancora un esempio. Dopo aver compiuto un
sacrificio entrambi compiono un atto di stima verso qualcuno. Secondo
la tua opinione, a chi tra i due l'atto di stima procurerà maggior
riconoscenza? Immagina poi che entrambi prestino le medesime cure ad
un ammalato. Non sarà, dunque, evidente che le cure profuse dal più
potente sono anche quelle che danno la gioia più grande? Prendi in
considerazione ancora questa eventualità. Entrambi fanno un dono
eguale. Anche in questo caso sarà evidente che un mezzo favore
concesso dal più potente vale più del dono più grande che può
fare un privato? Anzi, a parer mio, chi governa mostra di possedere
una certa dignità e favore da parte degli dèi. E non solo il potere
rende l'uomo più bello, ma anche noi abbiamo più piacere a veder
quella medesima persona, quando è al potere, piuttosto che quando è
un privato; e ci compiaciamo a conversare con chi è più onorato di
noi piuttosto che con i nostri pari.»
Senofonte, La tirannide, traduzione
di Gennaro Tedeschi, Sellerio, Palermo 1986
*Non so se Alessandro Capriccioli ha risposto (pubblicamente) altrove a Luigi Castaldi, ma credo di no. Ieri, su Facebook, solo questo commento laconico, ma non certo rivolto alla lettera malviniana:
Nessun commento:
Posta un commento