martedì 3 settembre 2013

E Alessandro non rispose

Uno (mi perdoni l'autore per l'«uno») ti scrive una lettera come questa e non rispondi nei commenti neanche un pio?* Lo so che è impegnativo rispondere, dato che, gentilmente, educatamente, oserei dire: fraternamente colui che ti ha scritto ha chiuso tutte le porte perché tu possa trovare una facile scappatoia alle tue giustificazioni. Vabbè, non è grave arrendersi e fare spallucce. Ma di' qualcosa, càspita, anche semplicemente usando il salvagente di un classico:

«E Simonide gli rispose: “Ebbene, Ierone, non mi stupisce che ora tu sia maldisposto verso la tirannide, perché pensi che, per realizzare il tuo desiderio di essere benvoluto dalla gente, essa ti sia d'impaccio. Tuttavia credo di poterti dimostrare che l'esercizio del potere non impedisce affatto di essere benvoluti, anzi trovarsi in questa condizione è un vantaggio rispetto a quella del privato. Per esaminare se le cose stanno così, tralasciamo per il momento la questione se chi comanda, per i maggiori poteri a sua disposizione, possa anche concedere maggiori benefici; ma valutiamo piuttosto il caso in cui il privato e il tiranno compiono le stesse azioni e giudica a quale dei due, a parità di benefici concessi, vada maggiore riconoscenza. Comincerò dagli esempi meno importanti.
Considera questa prima eventualità. Un sovrano e un privato incontrano una persona e la salutano amichevolmente. In questo caso, secondo te, di chi è il saluto che fa maggior piacere a chi lo riceve? Supponi, poi, che entrambi lodino la medesima persona. Secondo te, di chi è la lode che procura maggiore soddisfazione? Ancora un esempio. Dopo aver compiuto un sacrificio entrambi compiono un atto di stima verso qualcuno. Secondo la tua opinione, a chi tra i due l'atto di stima procurerà maggior riconoscenza? Immagina poi che entrambi prestino le medesime cure ad un ammalato. Non sarà, dunque, evidente che le cure profuse dal più potente sono anche quelle che danno la gioia più grande? Prendi in considerazione ancora questa eventualità. Entrambi fanno un dono eguale. Anche in questo caso sarà evidente che un mezzo favore concesso dal più potente vale più del dono più grande che può fare un privato? Anzi, a parer mio, chi governa mostra di possedere una certa dignità e favore da parte degli dèi. E non solo il potere rende l'uomo più bello, ma anche noi abbiamo più piacere a veder quella medesima persona, quando è al potere, piuttosto che quando è un privato; e ci compiaciamo a conversare con chi è più onorato di noi piuttosto che con i nostri pari.» 
Senofonte, La tirannide, traduzione di Gennaro Tedeschi, Sellerio, Palermo 1986

*Non so se Alessandro Capriccioli ha risposto (pubblicamente) altrove a Luigi Castaldi, ma credo di no. Ieri, su Facebook, solo questo commento laconico, ma non certo rivolto alla lettera malviniana:

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