«Nella ricerca degli antenati, la cronologia retrograda ha il vantaggio di puntare su un singolo obiettivo lontano: il grande antenato di tutte le forme di vita. Da qualunque creatura cominciamo, sia l'elefante o l'aquila, il rondone o la salmonella, la sequoia o la donna, non possiamo fare a meno di convergere su di esso. La cronologia retrograda e la cronologia progressiva hanno entrambe lati positivi, che sono diversi l'uno dall'altro. Se si va indietro, da qualunque punti si inizi si finisce per celebrare l'unità della vita. Se si va avanti, se ne celebra la diversità». Richard Dawkins, Il racconto dell'antenato, (2004), Mondadori, Milano 2006 (traduzione di Laura Serra, pag. 7)
Pensiero minimo sulla cronologia progressiva: quanta diversità della vita ancora sarà possibile, indipendentemente dal fatto che, tra dieci anni, ci salveremo o no?
La cronologia retrograda ha un vantaggio indubbio nel “puntare su un singolo obiettivo lontano”. La progressiva, invece, dove cazzo punta? Si fotte in un colpo solo, così, ogni teleologia. Nondimeno, restringendo arbitrariamente il campo alla forma di vita che riguarda noi umani, un minimo di obiettivo, ce lo vogliamo dare o no prima di ‘fottere’ la nostra vita nell'idea che tutto ciò che ci circonda, soprattutto l'attuale sistema economico dominante, sia, di fatto, l'unica forma naturale possibile di produzione sociale?
Aprire gli occhi diventa una necessità, non per decrescere, ma per sfuggire a una necessità fasulla, all'ultima frontiera del finalismo, ossia al modo di produzione capitalista per il quale e verso il quale tutto deve essere legiferato e sacrificato con l'assurdo alibi che esso sarebbe l'unico sistema economico a offrire libertà e democrazia.
2 commenti:
È un sacco di tempo che non pubblichi belle dame.
Hai ragione. Pongo rimedio.
Posta un commento