sabato 11 giugno 2011

Ho imparato a preoccuparmi e a detestare il nucleare

Come diceva giustamente ieri Giovanni Fontana, a Berlusconi non frega un cazzo del nucleare. Ha detto che non va a votare solo perché intimamente spera che il quorum non sia raggiunto. Anzi, sono convinto che - sotto sotto - se potesse, ai festini nell'altra villa porterebbe pure delle ragazze nucleari, appena uscite da una doccia ai bagni diurni di Fukushima.

Per questo domani andrò a votare: anch'io per una ragione politica. Ma anche perché devo far valere la mia immutata coscienza antinuclearista.
Sono contro l'energia nucleare perché è una energia puramente maschilista, fallocentrica, incontrollabile come l'eiaculazione precoce. Quando l'atomo scappa, scappa - e sono cazzi acidi, amari, radiottivi. Non ci sono preservativi sufficienti per contenere le radiazioni, è inutile che il professor Battaglio (mi si perdoni per una volta la storpiatura di un nome) dica il contrario: infatti, se tal professore crede in ciò che dice perché non ce lo dimostra andando ad abitare una settimana nei dintorni di Fukushima collegato con una webcam per mostrarci che non diventa come un X-men?
Dite che senza nucleare non ci sono alternative ai combustibili fossili e che le rinnovabili non sono al momento sufficienti? Ok, ok, ok. Eppure, se lo sforzo globale di ricerca si sposta dal nucleare a tutto il resto, credo che in pochi anni si avrebbero alternative soddisfacenti: centrali a carbone con il filtro FAP per esempio, e pannelli lunari. Tutto è possibile. Dieci anni fa l'iPad era immaginato. Oggi c'è. Spingete l'immaginazione più avanti.

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