giovedì 16 giugno 2011

Impressioni di un crepuscolo


Non so bene perché, ma ancora non riesco a godere appieno dell'evidente declino che colpisce l'uomo che più ho avversato e detestato in questi anni di coscienza mia politica.
Quando avevo circa vent'anni e mi guardavo intorno alla ricerca di qualcosa che sconfiggesse Craxi e la DC, ma intorno vedevo soltanto le facce tristi e smorte del grigio mondo del PCI – mentre fuori il mondo era pieno di storia che si faceva in diretta televisiva, con muri che crollavano, dittatori che cadevano come birilli, Kohl e Mitterand che si davano la mano e nasceva la nuova Europa, e Berlusconi che in Italia la faceva da padrone conquistando con le sue televisioni sempre più visibilità e potere economico e finanziario (Berlusconi che mi rubava comprava la Mondadori e l'Einaudi a me, che a piccoli passi cercavo di costruire una biblioteca minima). E poi Tangentopoli, Manipulite, il 1994 e la sua vittoria che per me fu come una ferita. Di seguito, l'aprile '96 che un poco medicò quella ferita, anche se di lì a poco, Violante, D'Alema, la bicamerale, Bertinotti la riaprirono creando le condizioni per il ritorno di Berlusconi legato sempre più al postfascismo e al leghismo.
Il resto è cosa nota. Forse siamo alla fine della parabola berlusconiana ma ancora non è affatto finita. Berlusconi è sempre al suo posto di comando circondato da un nugolo di fedeli pronti a sostenerlo fino in fondo, dato che essi sono compromessi a tal punto col loro “principe” che sanno che, una volta scomparso Lui, saranno difficilmente riciclati (anche se il passato dimostra che, previo pentimento, nella politica italiana c'è sempre posto per tutti).
Tutto questo per dire che - nonostante ancora da festeggiare ci sia ben poco, dacché l'espulsione definitiva dalla scena, il tiro di sciacquone definitivo non è stato ancora dato - quello che mi rende parzialmente soddisfatto è che al momento la maggioranza degli italiani non lo sostiene più, vuole “sbarazzarsene” prima che può. Berlusconi è nell'arena e gira a vuoto colpito dalle banderillas elettorali, innervosito, furente, indebolito.
È la prima volta che in tutti questi anni di sofferenza politico-esistenziale avverto una sorta di rifiuto del tiranno, ovvero il rifiuto di un modello politico paradossale, populistico e autoritario alla cazzo di budda. Il rifiuto vale a dire di un governo di piglio paternalistico che faceva (e fa) del ghe pensi mi lo specchietto per le allodole di coloro che credono che l'uomo sia troppo irresponsabile e immaturo per potersi governare da solo. Ci vuole l'uomo forte, dicono. Prima lo si impara papparappappappapara.
Una volta fuori dal naufragio nel quale Berlusconi ci ha precipitato, possiamo approdare in un nuovo scenario di cittadinanza, dove la libertà diventa sinonimo di responsabilità e non libertà di fare quello che cazzo ci pare. Possano almeno questi anni essere serviti a qualcosa; non dico ad aver educato un popolo, no. Ma ad averlo vaccinato contro tutti coloro che si ergono a salvatori della patria con una mano visibile sul petto e una, invisibile, sui coglioni, dichiarando che ci amano e che ci governano nell'interesse esclusivo della nazione.

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