lunedì 12 dicembre 2011

Autoanalisi rivoluzionaria

Che corsa sotto la pioggia! Mezzo bagnato salgo in tranvia, pienissima di gente. È una pena avere il fiatone in un luogo chiuso, con persone che starnutiscono e tossiscono a dismisura: mi porto la sciarpa davanti alla bocca, ma così respiro male, mi sembra di fare un'apnea forzata, dato che attraverso il tessuto passa poca aria. Il signore accanto poi, coi capelli impomatati dall'unto, puzza talmente di sudore e merda infeltrita che respirare con il naso non è proprio opportuno. Il tram parte a razzo, per poco cado, m'aggrappo alla maniglia tutta umida come se qualcuno ci avesse sputato. Oddìo, chissà cosa i miei anticorpi dovranno combattere stasera. Meno male sono solo tre fermate. Scendo, respiro forte, cazzo, passa un'apettina piaggio che sparge aria fritta di olio e di benzene, quest'impestatissimi motori a scoppio fanno scoppiare me...
E mentre desolato salgo in auto per tornare a casa penso che no, io non sono proprio adatto per la rivoluzione. Io sabato, a Pietroburgo, forse avrei dato retta alle autorità sanitarie russe che, per conto del governo, invitavano la gente a non scendere in piazza perché i grandi assembramenti di persone sono buon veicolo per i virus. Ho detto forse, dipende. Dipende con quale folla mescolare respiro, sudore e saliva; lacrime, gioia.

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