lunedì 5 dicembre 2011

Un Concordato sul groppone

Sono molti, e autorevoli (1, 2), coloro che, in questi giorni, stanno chiedendo alla Chiesa di pagare l'Ici, l'Imu e tante altre tasse, invece di starsi a lamentare che il governo avrebbe dovuto fare una manovra finanziaria più equa. Quindi ben venga una sana pressione mediatica che svergogni ogni volta che può il Vaticano dei privilegi che esso, in quanto Stato indipendente, gode dallo Stato italiano.
Ma il problema è che il Vaticano non sta rubando niente, agisce nella piena e confortante legalità, usufruendo soltanto di una particolare legge di accordo con l'Italia chiamata Concordato. E tale accordo prevede che lo Stato pontificio riceva dallo Stato italiano dei benefit fiscali e tante altre cose simpatiche, tipo che nelle scuole laiche statali sia attivato l'insegnamento della Religione Cattolica con docenti nominati dai vari episcopati, ma pagati dal Ministero del Tesoro italiano.
Quindi, a mio modesto avviso, non serve tanto evidenziare ogni volta le varie voci di spesa pubblica che vanno a un Ente nemmeno privato, ma - di fatto - straniero (neanche comunitario). Ma occorre, con forza, puntare il dito sullo scandalo permanente di un Concordato tra Stato e Chiesa che vede il primo diuturnamente in ginocchio, mentre la seconda gli sale in groppa cavalcioni.
Certo, con un governo come questo, pieno zeppo di cattolici, le speranze di modifica del trattato in senso favorevole all'Italia sono davvero remote. Magari qualche ministro potrebbe anche avere una certa apertura in merito; ma diobono, quanti padrenostri, avemarie, glorialpadre e attididolore dovranno recitare mai, dopo, per essere assolti? A far così rischiamo che siano distratti più di quanto fu Berlusconi nelle famose serate all'insegna della più assoluta eleganza.

6 commenti:

formamentis ha detto...

Autorevoli?

Luca Massaro ha detto...

Per me lo siete, soprattutto te.

formamentis ha detto...

Eeeeeeh.

Olympe de Gouges ha detto...

I primi dodici articoli della costituzione pongono i cosiddetti principi fondamentali, e non possono essere oggetto di modifica attraverso il procedimento di revisione costituzionale previsto dai successivi articoli 138 e 139.

Simone ha detto...

@ Olympe:
Non e´cosi semplice per diversi apsetti.

1. In Italia non esiste in costituzione la clausola dell´eternita' come per esempio nella Grundgesetz tedesca quindi l´eventuale incostiuzionalita' di un emendamento costituzionale sarebbe determinata da una sentenza della corte costituzionale.
2. Quello che, secondo la giurisprudenza costituzionale (ma non siamo un paese di common law e quindi non esiste il concetto del precedente vincolante)non si puo´modificare usando il meccanismo previsto dall´articolo 138 sono quelli che la corte ha definito i principi supremi dell´ordinamento che sono bel oltre quelli previsti da primi 12 articoli della Costituzione. (Il principio di laicita' dello Stato non e´ sancito in modo esplicito in nessun articolo ma e´riconosciuto come tale dalla Corte)
3. L´articolo 7 non provede la revisione costituzionale in caso di modifica del Patti Lateranensi (ci sarebbe molto da discutere poi sul fatto che detti Patti non sono un solo documento ma 3 regolanti materietra loro dissimili, il Trattato e' un tipico atto di diritto internazionale il COncordato no) quindi si puo´modificare senza che si modifichi l´articolo 7 e nel 1984 e´stato gia' fatto.
4. La corte costiuzionale ha gia' ambiamente stabilito che le norme del Concordato che violano i principi supremi dell´ordinamento italiano debbano essere dichiarate incostituzionali.

Simone ha detto...

PS
Meglio stendere un pietoso velo sulla sentenza che ha impedito il referendum sul Concordato....