sabato 3 dicembre 2011

La luce è dentro la fronte


Vecchio uomo con la barba chi nascondi dietro la tua faccia, quale volto, il tuo io che una volta era giovane oppure quello di coloro che ti stanno guardando per capire quali pensieri attraversano la mente mentre posi lo sguardo verso un angolo di pavimento per non perdere la concentrazione? Tu mi piaci, chissà quante cose avresti da dirmi se ti fosse concesso, e invece te ne stai inchiodato lì, in silenzio, in questa grigia giornata di dicembre piena d'umido e di pioggia che fa finta di cadere sui canali di Amsterdam. La pietà non sai che fartene, la comprensione nemmeno. Le condizioni in cui versa l'Europa ti sembrano assurde. Eppure dovrebbe essere chiaro per tutti che penare per quello che pensiamo, che soffrire per le costruzioni della nostra mente è qualcosa di cui noi soltanto siamo i responsabili. Il campo in cui il destino non ha alcun senso. Non c'è bisogno di immaginare un mondo in cui le macchine ci faranno diventare schiavi, perché schiavi siamo già dei nostri simboli. Questi flussi impalpabili che richiedono sacrifici nella stessa maniera in cui ce lo domandavano gli dèi (e gli dèi erano meno assurdamente pretenziosi dei vari Guarguaglini; gli portavi dei miseri doni della terra, un po' di cacciagione ed erano contenti). Più la storia va avanti e meno abbiamo la percezione della storia. C'è qualcosa che non quadra in tutto questo quadro. È meglio nascondersi, stare dietro, gettare luce sulla fronte di quello che saremo.

2 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

E' invece l'ora di stare davanti (con tutti i rischi di un trenino).

Luca Massaro ha detto...

Davanti popolo
:-)