martedì 6 dicembre 2011

I diritti (quasi) acquisiti

Per molti, forse per troppi, il lavoro non è una scelta, ma un obbligo, un travaglio, una necessità. Più o meno tutti sanno come sono andate le cose in Europa. Le lotte operaie e le conquiste sociali del Novecento, la ripresa economica del dopoguerra e il fatto che, nel dopoguerra e perlomeno fino agli anni 80 dello scorso secolo, la popolazione lavorativa era nettamente superiore ai pensionati. Nel dopoguerra poi i pensionati erano pochi, o sbaglio? Sicché, vuoi perché c'erano più soldi da spendere (il Pil cresceva), vuoi perché si poteva fare debito per spenderli, lo Stato, fino alla riforma Dini di qualche lustro fa, dette speranze pensionistiche allettanti per un buon numero di cittadini. Molti ne hanno beneficiato e beneficiano. Sono i famosi diritti acquisiti. E io, a scanso di fraintesi, sono un fermo sostenitore dei diritti acquisiti. Prendiamo, per esempio, i baby pensionati (è una mia fissa, lo so). Una legge permetteva ai dipendenti pubblici di andare in pensione dopo 19 anni 6 mesi e un giorno col sistema retributivo. Chi c'è rientrato c'è rientrato e amen. Mica hanno rubato niente, per carità. C'era questa legge e ne hanno approfittato (l'avrei fatto anch'io: chi non l'avrebbe fatto alzi la mano). I diritti acquisiti sono inviolabili. 
Ma ditemi voi una cosa: è da bolsevichi dire che, in casi come questo descritto da Olympe de Gouges, per coloro che hanno superato una certa soglia lavorativa (quasi 40 anni di lavoro) è davvero una cosa infame pretendere una pensione decente? Me lo spiegate per favore la differenza che c'è tra un diritto acquisito e uno quasi acquisito?
Vedersi sfumare sotto gli occhi quello che era un loro diritto quasi acquisito è roba da prendere le armi contro il mare di guai e, combattendo, finirli (per questo ha pianto la Fornero? Perché ha sentito, dentro sé, tutta la rabbia, tutti gli accidenti che graveranno sulle sue spalle?).
E poi: ma perché col nuovo sistema contributivo per tutti non danno la possibilità a tutti i cittadini di gestire i soldi destinati alla propria pensione come gli pare e piace, senza l'obbligo di darli in busta paga mensilmente (come per i dipendenti) o a rate (come per gli autonomi)?

Ma per ritornare ai 42 anni e passa di lavoro per sperare di andare in pensione... Immaginate i lavori usuranti. Immaginate, per esempio, se la prostituzione fosse regolarizzata e, sulle marchette, le prostitute (o i prostituti) ci dovessero pagare la pensione. Ministro Fornero quanti ettolitri di saliva andrebbero sputati per raggiungere l'agognata meta?

N.B.
Il video è preso da qui. Ed è un manifesto della  European Women’s Lobby

Campaign against the prostitution english version from Black Moon prod on Vimeo.

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