domenica 26 febbraio 2012

La convergenza degli opposti

Due punti di vista diametralmente opposti  ci dicono, in buona sostanza, la stessa cosa:
«La certezza è che saremo costretti a smantellare il nostro inefficiente welfare per motivi di bilancio pubblico, in un paese in cui la mistica del “fare sistema” significa soprattutto permettere alle oligarchie parassitarie di rinviare la resa dei conti con la storia a spese della classe media e dei lavoratori, ai quali viene quotidianamente spiegato che per molto, troppo tempo hanno “vissuto oltre i propri mezzi”. Voi siete padroni di crederlo, ovviamente. Ma quando vi viene detto, in questi momenti di alta pedagogia, che “dobbiamo fare come i tedeschi” sappiate che si tratta, se non di una pietosa bugia (spesso, come detto, interessata), perlomeno di una applicazione della famosa teoria keynesiana del lungo periodo. Quello in cui, se non propriamente morti, saremo certamente più poveri.» Phastidio.
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«I padroni di schiavi e i loro attaché presso i centri di decisione politica, hanno ben chiara la situazione e la fase in atto. Il capitale in questo genere di democrazia può tutto, il singolo proletario, illuso della titolarità del potere attraverso il voto, può solo sperare di cavarsela in qualche modo. La parola d’ordine è fare dell’Europa una zona franca per il profitto come le altre, come in Cina o in India e Brasile. Ma non tutta l’Europa è uguale e non tutti i paesi in essa hanno lo stesso peso. La linea di tendenza complessiva è comunque quella di creare un “nuovo” modello sociale nel quadro della competizione capitalistica mondiale. In questo senso vanno interpretate le dichiarazioni del personale politico e tecnico europeo e italiano quando, sia pure con sfumature diverse, allude al welfare europeo come a un sistema sociale superato, così come quando assume la decisione di abbandonare al proprio destino le aziende che in passato hanno “tutelato bene l’italianità” ma impedito “la distruzione creatrice schumpeteriana”.» Olympe de Gouges.
Devo essere sincero: mi piacerebbe che, alle prossime elezioni, ci fossero due nuovi partiti: uno veramente liberale; e uno veramente comunista. Perché le strade sono due, o l'una o l'altra, ma percorse sino in fondo, fino alla meta. Chi voterei io? Ho un anno per pensarci, e sono ancora indietro con le letture marxiste.

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