mercoledì 1 febbraio 2012

Menare gli occhi al cielo


«Viviamo a una svolta della storia tra due formazioni economico-sociali. È una cosa che nessun lucido osservatore della vita sociale, accetti o meno il socialismo e la sua prospettiva come soluzione, potrebbe negare. Questa svolta si accompagna, come sempre nella storia, a diversi “terremoti” dei quali il più importante è la crisi dei valori tradizionalmente ammessi. Fino a quando i rapporti sociali si costituiscono tra gli uomini sulla base di un sistema di produzione che funziona normalmente, l'individuo accetta le forme tradizionali della società, e il suo posto entro questa società come cose normali, in quanto stabili e conformi ai lavori socialmente ammessi; e il sistema di valori dominante nella società gli appare “naturale”, giacché è conforme ai rapporti stabiliti e ai bisogni degli uomini quali vengono socialmente avvertiti. Così, il sistema di valori accettato dalla società è il prodotto di rapporti sociali definiti e ne costituisce in pari tempo la base che ne garantisce la stabilità. Basta dunque che il modo di produzione venga sconvolto perché ne conseguano ripercussioni nell'accettazione sociale del sistema di valori che gli è connesso, e – inversamente – lo sconvolgimento del sistema di valori si ripercuote immediatamente nel sistema della vita sociale. Come l'individuo malato prende coscienza dell'esistenza e del funzionamento di organi ai quali chi è sano non presta alcuna attenzione, così l'individuo che vive in una società “malata” nella quale vi sia discrepanza tra i rapporti di produzione realmente esistenti e quelli realmente necessari nella situazione data, comincia a prendere coscienza delle sue relazioni con gli altri uomini, con la società, e ad avvertirle come negative. L'epoca più critica è la fase di transizione, il momento in cui l'antico sistema di valori volge al suo declino – e gli uomini se ne rendono più o meno conto – e il nuovo non si è ancora definitivamente cristallizzato, o, in tutti i casi, non è ancora accettato dalla società, né avvertito come “naturale”. È quanto è avvenuto nel passaggio dal feudalesimo al capitalismo, e che oggi viene provocato dalla transizione del capitalismo al socialismo, che è incontestabile, anche se le sue forme, e perciò stesso le sue denominazioni, possono essere diversissime.»

Adam Schaff, Marx e l'umanismo contemporaneo, in AA.VV. Marx vivo (tit. or. Colloque Marx), Mondadori, Milano 1969

Al di là dell'ottimismo eccessivo e mal riposto (il socialismo reale che Schaff contrappone al capitalismo dell'epoca è stato tragicamente, e giustamente, sconfitto dalla storia), questo brano contiene alcuni passaggi interessanti, in quanto aderenti alla situazione storica attuale.
Vanno modificate:
a) la prima frase: «viviamo a una svolta della storia tra due formazioni economico-sociali» con «viviamo a una svolta della storia di una formazione economico-sociale: il capitalismo», giacché il pianeta è dominato soltanto dal capitalismo;
b) e un'asserzione dell'ultima frase, ove si dichiara che la «transizione del capitalismo al socialismo […] è incontestabile». Non lo è.
Per il resto mi sembra una bella lettura che ci riguarda.
Cosa penso di queste mie prime letture marxiste? Che esse descrivono uno “splendido” inferno. È il paradiso ch'è difficile da raccontare.

E quasi peregrin che si ricrea
nel tempio del suo voto riguardando,
e spera già ridir com'ello stea,
su per la viva luce passeggiando,
menava ïo li occhi per li gradi,
mo sù, mo giù e mo recirculando.
(Par. XXXI, 43-48)

3 commenti:

Luca Massaro ha detto...

Grazie di questo intervento Olympe.
Innanzitutto: sì, ho apprezzato il brano perché lo trovo consono alla C.M.d.S.
Ma quello che mi preme è che tu mi chiarisca questo: la Cina, Cuba... se sono questi rappresentanti del socialismo, beh, allora tengo questa sbertucciata repubblica democratica, asservita al capitale, nella ho avuto la ventura di nascere e abitare. E senza dubbio alcuno. Se la fase: "dittatura del proletariato" deve conoscere tali esiti, e per così tanti anni, mi spiace ma non ce la faccio ad accettarlo: preferisco sperare nel riformismo, capisci?
E poi: il regime cinese non è di per sé un tragico fallimento del comunismo? Cioè a dire: è comunismo quello?

Olympe de Gouges ha detto...

ma infatti non considero comunista la cina o cuba, ma la mia domanda è: li considerava tali l'autore?

Luca Massaro ha detto...

Sì, può darsi di sì, vista la biografia che wikipedia riporta.