domenica 13 settembre 2009

Il perché-ismo

«Quarant'anni dopo il Sessantotto, l'immaginazione è finalmente tornata al potere. Nelle case editrici. Prova ne sia il nuovo libro di Edoardo Boncinelli, fresco di stampa da Rizzoli, che ci spiazza fin dalla copertina con un titolo inedito e sorprendente: Perché non possiamo non dirci darwinisti. Era dai tempi di Benedetto Croce che a nessuno veniva in mente di rifare il verso al famoso saggio sul Cristianesimo. Proprio a nessuno? Beh, a pensarci bene qualcuno ci ha provato. Per esempio Piergiorgio Odifreddi, con il suo Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici), o Marcello Pera che lo ha rintuzzato con Perché dobbiamo dirci cristiani, ma anche Francesco Agnoli (Perché non possiamo essere atei), o il più lapidario di tutti, Tommaso Giartosio: Perché non possiamo non dirci. Ma potremmo aggiungere alla lista Luca Ricolfi, Perché siamo antipatici, Piero Angela e Lorenzo Pinna, Perché dobbiamo fare più figli, o l'ancor più fondamentale Perché gli uomini lasciano sempre alzata l'asse del water e le donne occupano il bagno per ore (Allan e Barbara Pease). Perché, perché, perché... Il perché-ismo, malattia senile dell'opinionismo, sta dilagando come l'influenza A. Non c'è filosofo, scrittore, editorialista, biologo o tuttologo che non pretenda di dirci cosa dobbiamo o non dobbiamo essere o fare, o non fare, o cosa non possiamo non essere o non fare, e soprattutto perché. Per arginare la pandemia, urge vaccinarsi con una controcollana, di cui suggeriamo qui i primi possibili titoli: Parla per te. Perché non ti fai gli affari tuoi? Oppure, in chiave di autobiografia editoriale: Perché non possiamo trovare un titolo più originale. O infine, prevenendo la legittima obiezione di coscienza dei lettori: Perché dovremmo comprare questo libro?»

Le Vespe, Domenica del Sole 24 Ore, 13 settembre 2009

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