mercoledì 23 settembre 2009

Un fatto definitivo



«C'è dunque un doppio legame di malafede in questo rapporto tra Chiesa e Stato: da parte sua la Chiesa accetta lo Stato borghese - al posto di quello monarchico o feudale - concedendo ad esso il suo consenso e il suo appoggio, senza il quale, fino a oggi, il potere statale non avrebbe potuto sussitere: per far questo la Chiesa doveva però ammettere e approvare l'esigenza liberale e la formalità democratica: cose che ammetteva e approvava solo a patto di ottenere dal potere la tacita autorizzazione a limitarle e a sopprimerle. Autorizzazioni, d'altra parte, che il potere borghese concedeva di tutto cuore. Infatti il suo patto con la Chiesa in quanto instrumentum regni in altro non consisteva che in questo: mascherare il proprio sostanziale illiberalismo e la propria sostanziale antidemocraticità affidando la funzione illiberale e antidemocratica alla Chiesa, accettata in malafede come superiore istituzione religiosa. La Chiesa ha insomma fatto un patto col diavolo, cioè con lo Stato borghese. Non c'è contraddizione più scandalosa infatti che quella tra religione e borghesia, essendo quest'ultima il contrario della religione. Il potere monarchico o feudale lo era in fondo di meno. Il fascismo, perciò, in quanto momento regressivo del capitalismo, era meno diabolico, oggettivamente, dal punto di vista della Chiesa, che il regime democratico: il fascismo era una bestemmia, ma non minava all'interno la Chiesa, perché esso era una falsa nuova ideologia. Il Concordato non è stato un sacrilegio negli anni trenta, ma lo è oggi, se il fascismo non ha nemmeno scalfito la Chiesa, mentre oggi il Neocapitalismo la distrugge¹. L'accettazione del fascismo è stato un atroce episodio: ma l'accettazione della civiltà borghese capitalistica è un fatto definitivo, il cui cinismo non è solo una macchia, l'ennesima macchia nella storia della Chiesa, ma un errore storico che la Chiesa pagherà probabilmente con il suo declino. Essa non ha infatti intuito - nella sua cieca ansia di stabilizzazione di fissazione eterna della proprio funzione istituzionale - che la Borghesia rappresentava un nuovo spirito che non è certo quello fascista: un nuovo spirito che si sarebbe mostrato dapprima competitivo con quello religioso (salvandone solo il clericalismo), e avrebbe finito poi col prendre il suo posto nel fornire agli uomini una visione totale e unica della vita (e col non avere più bisogno quindi del clericalismo come strumento di potere)».

Pier Paolo Pasolini, Scritti Corsari, Garzanti, Milano 1975
(tratto da un articolo dell'Autore sul Corsera del 17 maggio 1973 «Analisi linguistica di uno slogan»)

Questo brano pasoliniano mi sembra utile leggerlo a fianco di questo post malviniano.

¹Io qui intendo “distruzione” nel senso di solidificazione del potere temporale ecclesiastico

2 commenti:

mariaelisa ha detto...

Davvero interessante.Pasolini (ho letto tempo fà lettere luterane) conferma ancora la sua intelligenza e dimostra di essere una sorta di veggente o forse solo uno che osserva e trae delle conclusioni logiche. Del resto una Chiesa che nel 2009 è ancora uno Stato con un sovrano ed un potere economico non indifferente, come può occuparsi delle anime e non pensare agli affari?Ed uno Stato che fin dalla sua origine ha avuto come esponenti politici pretoni moralisti pronti però a cambiare colore secondo le convenienze come si può definire democratico...?Mi domando la Repubblica è fondata sul lavoro o sulla Chiesa?
maria elisa
grazie

Luca Massaro ha detto...

grazie a te del contributo.
Saluti