non vorrei passare per un “nobile citrullo” (anche perché non voglio certo emendare nessun tipo di cattolicesimo). Ma siccome un po' di grullaggine oggi mi frulla per la testa - a causa tua, per questo tuo post da incorniciare - provo a scriverti perché tu sei, per me, un mediatore della verità cristiana. Le tue argomentazioni, le tue invettive, i tuoi strali contro il cattolicesimo, contro l'Ecclesia, sono per me un mezzo che rivela la verità cristiana in tutta la sua luce. Tu liberi tale verità dalle catene della religiosità, in quanto credo che essa si manifesti per negazione, per privazione; una verità che trova piena luce nel togliere, nel levare orpelli e pennacchi e le intricate formulazioni trinitarie; verità scritta sulla sabbia, illeggibile ma profondamente efficace per salvare gli ultimi della Terra dalle continue lapidazioni.
Questo è un mio pensiero, che non pretendo che tu condivida e che nemmeno credo sia molto fondato. È una percezione, un sentimento, forse una fede.
Tu sai che io sono un girardiano¹ e che quindi credo, o meglio, ritengo che esiste una verità fondamentale che i Vangeli raccontano: ed è la verità della vittima. A tale verità mi attengo, e cerco, per quanto sta in me, di non offuscarla, di tenerla viva.
Dico questo perché credo che l'unico modo per essere degni di Cristo, dopo essere in primo luogo operatori concreti di carità senza secondi fini (non sappia la tua mano destra cosa fa la tua mano sinistra eccetera), sia quello di esercitare la propria intelligenza, la propria ragione al servizio della verità, della giustizia, della libertà.
Sappi che non professo nessun tipo di cristianesimo; Gesù Cristo non era per me cristiano, tanto meno cattolico. Ma il punto non è questo. Il punto è, però, che la figura del Cristo è emersa nella storia, si è salvata dal tempo, è stata trasmessa (pur con tutte le vicissitudini, a volte anche atroci, che ben conosciamo); e questa figura di Figlio dell'Uomo, questo particolare Esempio, Modello, Maestro, Messia, o Grande Straccione - chiamiamolo come vogliamo - è una chiave di lettura, anzi è, per me, ancora nonostante tutto, la chiave di lettura di ciò che determina l'uomo nei suoi tratti di fondo costitutivi della violenza, del desiderio, del rapporto degli uni con gli altri, della costruzione possibile, hic et nunc, di un mondo di amicizia, di pace, persino di amore (eros e agape). Che quanto io ora affermo possa - tu certo lo sai meglio di me - esser considerato un'eresia cristiana, non m'impensierisce e non mi porta a porre altri problemi che quelli che la realtà, trista realtà che ci circonda, mi pone.
Per concludere: se mi chiedi se credo in Dio, non ho difficoltà a dire, come te, Dio non esiste, non c'è nessun creatore e nessun demiurgo, la parola Dio è priva di fondamento perché è una parola idolo; tuttavia, per me la parola che più conta è un'altra, è una parola che mi prova che qualcuno mi cammina a fianco e conversa con me, anche e se lì per lì non lo riconosco: è la parola fratello, ed è questa per me la prova che conta.
La religione, qualsiasi religione, incatena l'uomo al mondo. Tu per me, caro Luigi, sia una delle chiavi per aprire questo lucchetto, alzare gli occhi al cielo, gettar lo sguardo nello spazio, e non sentirsi solo.
Con profonda stima
¹ Su Girard tornerò successivamente. Basti qui dire che non condivido il suo fervente cattolicesimo, comprensibile forse perché vive da 50 anni in America, dove la cattolica è una religione tra le tante disponibili e non è una mano opprimente come qui in Italia.
4 commenti:
Io non vorrei scrivere niente, chè poi divento ripetitivo e nioso e sembra sempre che che me e te ci se la racconti, ma volevo solo che vibro di quasi meccanica risonanza.
Molto bello questo rapporto che vi lega "al cuore di un chiasmo".
Malvino mi pare fare un uso equivoco del termine “ realtà”: talora essa sarebbe il noumeno in senso d’ideale regolatore come tale non raggiungibile, a un intelletto giocoforza finito e prospettico. Talaltra, pare invece sinonimo di effettualità, come quando dice “I vangeli mostrano una realtà che umana”. Non devo ricordare che, al pari del termine verità, anche il termine realitas è di ascendenza metafisica, e, ovviamente, leghètai pollakòs.
Condivido di Malvino la non esclusività di quanto dicono i Vangeli: oltre le grandi letterature nazionali coeve e antecedenti, si potrebbe citare, ad esempio Shakespeare, di cui un filosofo dice che la cultura europea tardo moderna non sia che un insieme di note a margine.
Nel merito, non mi piace l’attribuzione del carattere “esseno” al Gesù dei Vangeli. Non debbo ricordare al Malvino lettore di Joseph Ratzinger quanto quest’ultimo lo enfatizzi in quel suo libro su Cristo pubblicato due anni fa. Mi piace di più pensare Gesù come un libero maestro itinerante, seguace dei farisei, e semmai la sua declinazione antiebraica (in specie antifarisaica) come una ripicca postuma del paolinismo, o dell’ellenismo antisemita di Giovanni. Sul termine “umano” al di là del cristianesimo, condivido. Anche se lo declino non in chiave girardiana, ma levinasiana, e Luca lo sa.
Incontro al cuore di un chiasmo, sì.
Se la vis polemica di Malvino, mi pare antiidolatrica (se la latria si debba alla chiesa in quanto istituzione à la Dostoevskij) si rischia di fare di Malvino un barthiano: e non credo che sia il suo intendimento. Piuttosto egli credo s’inserisca nel filone del libertinismo erudito del seicento. E dell’illuminismo che ne è conseguito.
Grazie Dev di questo tuo intervento puntuale e prezioso che unisco ai miei confusi pensieri.
Come anche ringrazio Andrea
Dicevo già a Malvino, che mi avete fatto pensare a questo
http://www.youtube.com/watch?v=JUbiFAIA6cE
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