martedì 29 novembre 2011

Le ideologie sono degli alibi

«Quando mi dicono che la giustizia socialista non esiste e che negli stati socialisti regnano la forza cinica e l'arbitrio, non stento a crederlo. Ma mi è difficile credere che la giustizia borghese fosse migliore: almeno, in quei paesi dell'est dell'Europa dove per l'appunto si è installata la tirannia socialista sostituendosi alla tirannia e all'ingiustizia borghesi, il che significa semplicemente che le ideologie si adattano alle abitudini tiranniche ancestrali, costitutive dei temperamenti di certi popoli, e che le ideologie non possono far nulla contro gli usi acquisiti ereditariamente. Ancora una volta, le ideologie sono degli alibi».

Eugène Ionesco, Passato presente, Rizzoli 1970 (ed. orig. Présent passé passé  présent, Paris 1968, traduzione di Gian Renzo e Jole Morteo).

Sì, le ideologie sono degli alibi che confortano e deresponsabilizzano l'essere umano. Quali che siano - e la storia né ha conosciute di tutti i tipi - esse sono state le maschere che hanno protetto la faccia feroce dell'uomo, o la sua indolenza. Per esempio, esiste per l'Italia un'ideologia salvifica che affranchi gli italiani dalle loro responsabilità? Una maschera dietro la quale nascondere le loro manchevolezze? Fascismo, comunismo, centrismo-democristiano, partitocrazia, berlusconismo... gli italiani sono sempre gli stessi animali capaci di adattamento politico. Basta arrangiarsi, ci saranno sempre degli spazi per coloro che hanno furbizia e sanno arrivare primi e/o al momento giusto. L'importante ora, però, è non farsi la guerra tra poveri. È inutile puntare il dito, per esempio, su quei baby pensionati che vent'anni fa con 19 anni  6 mesi e un giorno andarono in pensione e ora, a poco più di 60 anni, osservano che coloro che ne hanno 40 si fumano una canna per distendersi prima di cominciare a bestemmiare sul contributivo. Sono cicli storici. Io, per esempio, per restare in tema, ho sempre pensato di essere in pensione quando facevo l'università (peccato sono stato soltanto un anno fuori corso).
Avete presente la favola della cicala e della formica? Ecco, soltanto che da noi sono le formiche che chiedono da mangiare d'inverno alle cicale. Quest'ultime, infatti, dicono: «Noi non abbiamo fatto un cazzo per ottenere tutto questo; e voi formiche, invece, cosa avete fatto durante la lunga estate italiana?». «Abbiamo lavorato», rispondono le formiche. «Beh, allora cazzo volete? Continuate voi, visto che lo sapete fare benissimo».

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

e quindi ognuno ha ciò che si merita, in italia, in russia, in africa, ovunque

ah l'ereditararietà, l'ideologia, ecc.

siamo tutti nella stessa barca ci ripetono oggi, sia chi ha sempre remato e chi se l'è goduta, chi ha fatto otto ore di fabbrica e chi salmodiava teorie idiote sui manuali della bocconi

ho capito male?

Luca Massaro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Luca Massaro ha detto...

Luca Massaro ha detto...
Siamo tutti nella stessa barca, sì, ma la barca prevede prima, seconda e terza classe - come sempre. Certo, ci sono "barche" dove la linea di separazione tra classi è meno "marcata".
Comunque, cercavo soltanto di seguire per vie traverse il tuo filo del discorso. Qui il punto è che, come sempre, coloro che sono al potere cercano di mettere zizzania tra poveri, perché è indubbio che, a livello generale, il piccolo borghese e il proletario sono più scandalizzati dai loro simili che hanno avuto un privilegio (una baby pensione per es.) che dall'enormità dei bonus ai supermanager per esempio.