domenica 27 novembre 2011

Intervista a Fabio Strazio


Mi ero già stancato di vederlo la passata stagione, ma con la presente Che tempo che fa mi è diventato pressoché insopportabile. Non credo per la paraculaggine di Fazio, in fondo cosa deve fare, prendere a pesci in faccia gli ospiti? Fabio Fazio è uno dei migliori presentatori nostrani, non c'è dubbio; e, nonostante egli dica che tutti sono i suoi miti, basta poco per accorgersi chi, per lui, lo sia veramente. Infatti, quando Fazio aziona quella risatina imbecille, inconsciamente sottolinea che la battuta (mot d'esprit) di chi gli è davanti fa davvero cagare. Ma a parte questo, ripeto, non è tanto la trasmissione in sé a essermi venuta a noia, bensì gli ospiti, gli ospiti famosi soprattutto (e 99 su 100 lo sono), chiunque essi siano, stimabili professionisti nei vari campi di azione umana: politica, letteratura, musica, cinema, religione, solidarietà, giustizia, teatro eccetera eccetera. Mi sono venuti a noia tutti, perlomeno: non ho più voglia di ascoltare nessun personaggio famoso, quale che sia, perché loro hanno già avuto abbastanza quarti d'ora di celebrità. Mi sono rotto le palle, insomma, di ascoltare, nel breve spazio di un'intervista, parole e pensieri che possono essere trovati facilmente altrove, magari anche in forma migliore. Nessun personaggio famoso ha qualcosa da dire più di quello che la fortuna e il merito gli hanno concesso già di dire attraverso la forma espressiva da lui utilizzata. Sia chiaro: non sono infastidito dal fatto che il personaggio famoso quasi sempre sia invitato per promuovere il suo ultimo lavoro; non è questo il punto. Questa cosa mi sembra abbastanza normale, in fondo.
Secondo me, quindi, per dare un nuovo slancio a una trasmissione stanca come Che tempo che fa, al posto degli ospiti famosi, sul quel divano, dovrebbero essere invitate persone non famose, non necessariamente semplici, non tanto per raccontare la loro vita, quanto per rispondere alle domande “intelligenti” di Fazio. Non certo sul genere degli inguardabili programmi verità, dove ospiti sono coloro che sono vittime di disgrazie o ingiustizie sociali o che raccontano casi particolari, comunque eccezionali. No, Fazio dovrebbe chiamare cittadini che hanno voglia di raccontarsi nella loro particolare normalità di umani. Direte: sai che palle. Può essere, ma vorrei vederlo sperimentare. Supponiamo di ascoltare un'intervista a un giudice di pace, a un comandante della polizia municipale della città di x, al cantante di piano bar di y, al poeta pubblicato da Einaudi (qualcuno ancora c'è), a un attore navigato di teatro che fa sempre parti da non protagonista, ad un dentista, a un notaio, a un carabiniere, a un disoccupato semplice, a un operaio della piccolo e media impresa, a uno studente, a una maestra dell'asilo, a un macellaio, a un meccanico, ad un ambulante di libri usati, a un infermiere e a un chirurgo, a una spia, a Maria, a me. Già, me. Cosa direi io da Fazio? Che Filippa Lagerback, nonostante la bellezza, non serve a un cazio (certo che se riesce a vendere pannelli solari allora...)

A parte.
Ieri sera ho visto Tiziano Ferro cantare in playback e mi sono vergognato per lui, molto, molto di più che far vedere quel suo bigliettino di auguri natalizi personalizzato.

4 commenti:

sirio59.mm ha detto...

Assolutamente sì: condivido il tuo fastidio e la noia.

'Vite di uomini non illustri' -un omaggio a Pontiggia non è sprecato, io credo- sono le vite che dobbiamo conoscere, e di cui aver il coraggio di prendere davvero atto. Le nostre, quelle de nostri simili sconosciuti. E quanti eroismi e lezioni trarremmo dalla più insignificante ed impopolare delle esistenze quotidiane...

Luca Massaro ha detto...

Già. Grazie di questa aggiunta, soprattutto perché mi hai ricordato uno dei più bei libri del secondo Novecento italiano.

Olympe de Gouges ha detto...

incondizionatamente

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Tiziano Ferro che cantava in playback non si poteva proprio guardare! Anche io mi sono vergognato per lui. E poi, diciamocelo, per cantare quelle ciofeche non ci vuole mica il playback... O forse non avrebbe avuto abbastanza fiato per cantare e fare quelle mosse di karate allo stesso tempo.
Marco