giovedì 10 novembre 2011

L'Ayatollah Ali Khamenei per molti è santità, abbocchi sempre all'amo

Lucio Caracciolo scrive oggi, su Repubblica:
«Ma gli stessi leader israeliani, compresi coloro che favoriscono l'ipotesi di un attacco preventivo ai siti nucleari persiani, sono consapevoli che l'Iran non ha una vocazione suicida. Nel momento in cui, in un atto di suprema follia, Teheran lanciasse dei missili con testata atomica su Tel Aviv, avrebbe la certezza di venire vetrificata nel giro di minuti dalla replica dei missili nucleari israeliani lanciati dai sottomarini Dolphin e da una copiosa rappresaglia atomica americana, se non atlantica».
Successivamente ho visto questo servizio su Euronews, dove si nota Ayatollah Ali Khamenei passare in rassegna al giuramento dei nuovi ufficiali dell'esercito iraniano - e mi si sono vetrificati i coglioni. Sarò esagerato, ma per me il movente religioso è quello che più di altri potrebbe far scatenare un olocausto nucleare, per ovvie ragioni trascendenti. In fondo, da quando esiste, la bomba atomica è stata usata solo un paio di volte, contro il Giappone, per concludere la seconda guerra mondiale. Dipoi, fortunatamente, nessuna ragione ideologica e/o territoriale ha mai spinto i possessori della bomba a farne uso. Ma l'ideologia, nonostante tutto, è qualcosa di comunque mondano, del qui e ora o del fra un po', tra qualche secolo. La religione invece, soprattutto quella che prevede paradisi, spinge le azioni mondane in funzione dell'oltremondano - là dove un certo numero di vergini ti beatificano l'anima succhiandoti il ricordo di quello che, forse, in vita hai usato solo per orinare (ma c'è caso che mi sbagli). 

Che pena l'uomo però, almeno sotto questo punto di vista. Una splendida creatura della vita che in pochi millenni è riuscita a passare dalle grotte di Lascaux alle grotte per la produzione di ordigni nucleari: sempre scene di caccia sono, ok, ma questa volta lo scheletro d'animale disegnato rischia di essere il suo.

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