mercoledì 30 novembre 2011

Un giudice in albergo

«Anche un altro giudice, in servizio presso il tribunale di Palmi, è stato perquisito: si tratta di Giancarlo Giusti, indagato per corruzione in atti giudiziari: secondo l'accusa avrebbe usufruito di nove soggiorni gratuiti presso l'hotel Brun di Milano nel 2008 e nel 2009, per un controvalore di circa 27 mila euro, e anche di prestazioni sessuali con prostitute».*
Ah che bello arrivare a Milano e sapere dove andare. Il portiere d'albergo che ti accoglie con un buonasera dottore, la camera è pronta e ivi recarsi, bagaglio leggero, giusto un cambio di maglietta della salute (il sudore non lascia scampo), un paio di mutande e i calzini, il pc, un'agenda, un libro contro la noia del viaggio, spazzolino da denti e dentifricio, l’alito ci vuole fresco.
Ah che bello restare a lungo sotto la doccia, consumare ettolitri d'acqua sapendo che tanto rientra nel prezzo, prezzo che non pago, non pago niente, qualcuno paga per me. Che morbido accappatoio profumato mi hanno fatto trovare e questo balsamo dopo barba come spegne dolcemente il bruciore delle guance e del collo appena rasati, e come scivola bene dalle parti del perineo (chissà come profumo anche laggiù). Mi è venuta fame, ma non ho voglia di scendere, chiamo e mi faccio portare qualcosa da mangiare in camera. Che servizio, al limite della perfezione, ah come mi sento meglio, dài, tra poco arrivano, me lo hanno promesso, sono due, tutte per me. Eccole, che belle, che alte, che tacchi vertiginosi, che minigonna cortissima una, che jeans incollati al culo l’altra. Come vi chiamate, sì, che bello, sapete l’italiano, volete qualcosa da bere, perfetto, accomodatevi, il bagno è da quella parte. Sì, è ora, comincia lo spettacolo, oddìo, la bruna si sta lentamente togliendo i vestiti, mentre la bionda mi passa una mano sul petto, gesù, mi sento male, fatemi respirare, non è possibile la bruna è un trans, non era possibile accorgersene, meglio, non ho mai provato, che bello, venite qua, io nel mezzo, sono pronto, metterlo e prenderlo, do ut des, la giustizia dev’essere equanime.

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