Pranzo in una trattoria. Dato che ero solo, il trattore mi ha detto di accomodarmi nel mezzo tra due tavoli, ove si trovavano seduti altri commensali.
La cosa in sé non mi è dispiaciuta, preferisco intrupparmi, anziché sedermi tristemente in un angolo (tanto più che non avevo con me alcun libro o il kindle). Alla mia sinistra tre uomini che, all'apparenza, potevano essere degli artigiani, tipo elettricisti o idraulici. Alla mia destra altri due uomini, più giovani, uno, con un vistoso tatuaggio sul collo, dalla mise sembrava un muratore; l'altro, con un'acconciatura destrorsa - capelli rasati ai lati e, sulla vetta, un toupet biondo orina - coi vestiti imbrattati di tintura, presumo imbianchino.
Stralci rubati di conversazioni.
Tavolo dei tre.
- Dove vuoi che vada domani, mi toccano i figli, la madre vuole uscire con le amiche; ma non importa divertirmi di Capodanno: sto meglio con loro, sono ancora piccoli.
- Ti capisco. Anch'io sono diviso da un po' da quella maiala di mia moglie.
- Ah, sì? E in che termini siete rimasti?
- Di merda. M'è rimasta per fortuna la casa che era segnata a mia madre, ma quella che avevamo comprato insieme e che praticamente avevo pagato io, dato che lei non lavorava, beh, è toccata a lei. Il problema è che mi tocca passarle uno botto di alimenti. Non vedo l'ora che i miei figlioli vadano a lavorare così, madonna serpente, la dovrà andare a lavorare anche lei, perché col cazzo che le renderò un quattrino.
- Ma senti che puzzone le donne. Per fortuna la mia per ora capisce la situazione e non pretende più di quanto posso, anche perché ha ancora i suoi che sono benestanti e la aiutano. Il fatto è, lei lo sa, che da quando mi ha mandato via di casa mi devo pagare l'affitto e sono settecento euro al mese.
- Eh, si fa male. Io ho avuto in eredità la casa dei miei, sono figlio unico e mia madre è morta due mesi fa. Il punto è che lei mi faceva tutto: da mangiare, lavava i panni, mi stirava, le pulizie, tutto. Poi sei mesi fa s'è sentita male e non è stata più capace di far niente. Sono stati mesi durissimi, fra ospedali, cure, il lavoro che non potevo lasciare. M'è toccato prendere una badante, una filippina di trent'anni. E nella disgrazia ho avuto fortuna. Tanto che, anche se mia madre non c'è più, lei è rimasta.
- E tu hai la badante?
- Sì, ma la trombo anche.
- Cazzo, ma se lei ha trent'anni, ha la metà dei tuoi.
- E cosa importa? (si fruga dentro il giubbotto, estrae una scatola di compresse). Vedi? Basta avere il cuore buono, con queste la trombo due volte per notte.
- Ma racconta com'è andata che lei sia rimasta. Le piaci?
- Piacere... boh. Diciamo che ci siamo affezionati. Vedi, dopo la morte di mia madre, lei era preoccupata, non sapeva dove andare, ha tre figli da mantenere nelle Filippine, uno dei quali handicappato; stanno coi nonni, dato che è vedova (così mi ha detto, mi pare sincera). Io le ho fatto una proposta: «Ti do duecento euro al mese, più non posso [prima le davo praticamente tutta la pensione di mia madre] e tu stai qui a casa finché non trovi un lavoro o un'altra sistemazione. Se ti va, fai un po' di pulizie». Lei ha accettato. Dopo un paio di settimane dal funerale, l'ho portata a mangiare una pizza e, la sera stessa, siamo andati a letto insieme.
- E avevi già il Viagra pronto?
- Sì, quello lo usavo per andare di tanto in tanto a puttane. Ma a parte questo: sai cosa mi ha fatto quella stronza della mia ex moglie? Quando ha saputo che a casa mia ci abitava qualcuno, ovverosia la badante, lei ha mandato (dico con sicurezza che è stata lei, chi altri sennò?) i vigili a casa per far verificare che alla filippina non fosse scaduto il permesso di soggiorno.
- Sarà gelosa?
- Macché: è perché - sono convinto - lei mira ad avere... (squillo del telefono: il signore si alza e la conversazione s'interrompe).
Tavole dei due.
Imbianchino: - Allora, non ti si vede più tanto spesso la sera fuori.
Muratore: - Eh, che vuoi, la sera sono stanco, è un lavoro che t'ammazza di fatica.
I.: - E che fai a casa? Internet? Guardi la tv?
M. - No, di solito, dopo cena, doccia e via a letto a leggere un libro.
I. - Un libro? Davvero? E che hai letto di bello ultimamente?
M. - Ho finito, da poco, I miserabili. Ieri sera ho iniziato l'ultimo di Vespa, Sale, zucchero, caffè.
Nel mentre, passa un cameriere coi denti radi - Lo volete corretto?
M. - No, niente caffè. A me una grappa.
I. - Anche a me.
Io, intanto, attacco il filettino.