sabato 15 marzo 2014

Assorbiti dal mero occuparsi


«L'individuo si muove in un sistema formato di attrezzature e apparecchiature, che egli stesso ha determinato e dai quali viene determinato, ma già da un pezzo ha perduto coscienza del fatto che questo mondo è creazione umana. Il preoccuparsi pervade tutta la vita. Il lavoro è stato diviso in migliaia di operazioni indipendenti e ogni operazione ha il proprio operatore, il proprio organo esecutivo, tanto nella produzione quanto nelle relative operazioni burocratiche. Il manipolatore non ha davanti agli occhi l'opera intera. L'intero si manifesta al manipolatore come qualcosa di già fatto; la genesi esiste per lui soltanto nei particolari, che per se stessi sono irrazionali.
Il preoccuparsi è la prassi nel suo aspetto fenomenico alienato, che ormai non allude alla genesi del mondo umano (il mondo degli uomini, della cultura umana e dell'umanizzazione della natura), bensì esprime la prassi delle operazioni giornaliere, in cui l'uomo è impiegato nel sistema delle “cose” già pronte, cioè delle attrezzature. In questo sistema di attrezzature l'uomo stesso diventa oggetto di manipolazione. La prassi di manipolazione (travaglio) cambia gli uomini in manipolatori e oggetti della manipolazione.
Il preoccuparsi è manipolazione (con le cose e con gli uomini), in cui le azioni si ripetono ogni giorno, sono già da un pezzo diventate un'abitudine, e pertanto vengono eseguite meccanicamente. Il carattere cosificato della prassi, espresso dal temine preoccuparsi, significa che nella manipolazione non si tratta più dell'opera che viene creata, ma del fatto che l'uomo viene assorbito dal mero occuparsi e “non pensa” all'opera. L'occuparsi è il comportamento pratico dell'uomo nel mondo che è già fatto e dato; è trattamento e manipolazione delle apparecchiature nel mondo, ma non è creazione del mondo umano. L'abbagliante successo della filosofia che ci ha dato una descrizione del mondo della cura e del darsi cura [riferimento ad Heidegger] deriva dal fatto che un tale mondo costituisce il piano universale superficiale della realtà del ventesimo secolo. Questo mondo non si manifesta all'uomo come realtà da lui creata, ma come un mondo già fatto e impenetrabile, all'interno del quale la manipolazione si presenta come impegno e attività. Il singolo maneggia il telefono, l'automobile, l'interruttore elettrico come qualcosa di ordinario e indiscutibile. Soltanto un guasto gli rivela che egli esiste in un mondo di apparecchiature che funzionano e che costituiscono un sistema internamente collegato, le cui parti si richiamano scambievolmente. Il guasto dimostra che l'apparecchiatura non è una cosa singola, ma una pluralità; che il ricevitore è privo di valore senza il microfono, e così il microfono senza i fili, i fili senza la corrente elettrica, la corrente elettrica senza la centrale elettrica, la centrale elettrica senza il carbone (materie prime) e le macchine. Il martello o la falce non sono attrezzature (apparecchiature). La distruzione di un martello è cosa perfettamente semplice, che anche un solo uomo può eseguire. Il martello non è un'apparecchiatura, ma solo un arnese: esso non rimanda ad un sistema di apparati come al presupposto del suo funzionamento, ma rimanda ad un cerchio di produttori il più stretto possibile. Nel mondo patriarcale della pialla, del martello, della sega, non è possibile cogliere la problematica delle attrezzature e degli apparati, che è creazione del moderno mondo capitalistico del ventesimo secolo.»


Karel Kosìk, Dialettica del concreto, Bompiani, Milano 1965, traduzione dal ceco di Gianlorenzo Pacini, pag. 78-80

Rimettere mano a questo mondo, non limitarsi ad aggiustarlo. L'aggiustamento o la riparazione prevede che vi sia stato un mondo che funzionava (e quando mai? quando c'erano le pensioni baby per tutti?). Quello che mi preoccupa è che, aldilà dei visionari vaneggiamenti casaleggioleschi da decrescita felice e/o rintanamento nel proprio guscio clanico, non vi sia un serio dibattito politico e filosofico sul fatto che questo cazzo di mondo, più che riformato, vada ribaltato, scosso, che cadano tutti i centesimi dalle tasche di coloro che hanno assorbito, succhiato il fare e la fatica umani senza altro obiettivo reale al di fuori dell'accumulazione e del possesso - con qualche vessillo nazionalistico o religioso a fare da supporto.
Il mondo non è - almeno: non dovrebbe essere - del capitale, né delle nazioni che lo fanno operare, il capitale, credendo di asservirlo ai lor principi costituenti. 

- Bravo.
- Grazie.
- Ti meriti l'Eliseo.
- Mi accontento di un bagno turco.

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