sabato 29 marzo 2014

Yes, he can…say bullshit


«L'oscurità non si dirada, anzi si fa più fitta al pensiero di quanto poco riusciamo a trattenere, di quante cose cadano incessantemente nell'oblio con ogni vita cancellata, di come il mondo si svuoti per così dire da solo, dal momento che le storie, legate a innumerevoli luoghi e oggetti di per sé incapaci di ricordo, non vengono udite, annotate o raccontate ad altri da nessuno». 
W.G Sebald, Austerlitz, Adelphi, Milano 2002, pag. 31 (traduzione di Ada Vigliani).

Che il mondo si svuoti è indubbio: il problema restano i pieni, i troppi pieni, coloro che impongono alla memoria - e quindi alla mente - certe verità, con tutto quello che ne consegue.
Tratteniamo poco dei fatti e degli eventi, non solo dei nostri, ma anche quelli pubblici, quelli che accadono davanti ai nostri occhi, spettatori che osservano il farsi della storia. E se siamo chiamati in causa come testimoni oculari, quasi mai raccontiamo il vero, tendiamo a distorcere, a levigare, a togliere, a rimodellare, come scultori che cercano di dare una forma diversa al proprio vissuto che difficilmente corrisponde a quanto è davvero successo.
Tuttavia la menzogna, quando resta relegata alla nostra privatezza, come per raccontarci una storia diversa che assomiglia a una sorta di giustificazione che ci auto assolve dalle nostre miserie, non va a ledere l'accaduto, ossia i fatti salienti della storia umana che hanno determinato il suo percorso storico. Il guaio è quando la menzogna esce dai suoi confini privati e coinvolge il pubblico, il quale non ha motivo di dubitare della fabulazione di colui che racconta i fatti, in fondo è una persona autorevole, anzi la più autorevolmente potente del pianeta.
Eppure, anche dietro l'autorevolezza del ricordante, si possono celare le peggiori stronzate.

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