mercoledì 5 marzo 2014

Un oscar meritato

Questa non è una recensione, solo piccoli appunti buttati dopo aver visto La grande bellezza in prima tv su 'anale 5, ogni tanto sospeso da pause pubblicitarie di 6/7 minuti l'una.

Mi è piaciuta poco la resa satirica della varia mondanità esposta nel film, forse perché non conosco abbastanza la mondanità - a tutti i livelli: artistici, letterari, ecclesiastici, politici, criminali. Ovvero: io non credo che i mondani siano siffatte macchiette.

Non v'è alcuna domanda implicita sulla provenienza della ricchezza che consente e perpetua la mondanità - come se essa fosse un dato naturale.

Non ho apprezzato il testo compiaciuto della sceneggiatura, molto sentenzioso, libresco, a tratti inopportuno.

Coriandoli evitabilissimi: il primo piano prolungato sull'insegna della Banca di Vicenza che ha finanziato la produzione, la canzone di Venditti che precede la comparsa del cantautore al ristorante, il bar coi cartoni impilati della birra Peroni: a un certo punto ho creduto fosse un prolungamento delle pause pubblicitarie (una delle quali, Sorrentino a bordo della Cinquecento: fanculo, te e Marchionne).

Inoltre: Roma è politica, la politica. Nessun politico tra la fauna di Jep, neanche un sottosegretario, o sbaglio? Roma è anche il traffico e il suo rumore: cloroformizzati.

Non apprezzo, di Sorrentino, i piani sequenza, le zoomate sui personaggi imbalsamati che aspettano inchiodati l'arrivo della macchina da presa, i ripetuti flashback. Ok, il ricordo è, da sempre, il motore principe della narrazione, ma qui è usato con poca cautela, reiterato come fosse un lunghissimo video musicale - e il dolce seno del primo amore che riporta la luce e, forse, rinnovata ispirazione è abbastanza scontatello come finale.

La musica: non so se l'abbia fatto apposta, forse sì, e legittimamente, s'intende: ma usare il canone Kieslowski mescolandolo alla natura grottesca del film, l'ho trovato poco raffinato, quasi peggio che la giraffa piantata sulla scena per rendere omaggio a Fellini.

M'è piaciuto, tanto, Toni Servillo, a parte tutto quel fumare, quel fumare, soprattutto a letto, ma chi cazzo fuma più a letto? solo nei film si fuma a letto.
M'è piaciuta Dadina e i piatti (riso al pomodoro riscaldato e minestrone) consumati con Jep.
M'è piaciuta mezza tetta della Ferilli.
Il naso della stronza che l'ha fatta annusare tre anni a Verdone senza mai dargliela.
Infine, la lunga sequenza dei titoli di coda, girata a bordo di un'imbarcazione sotto i magnifici ponti di Roma.

In buona sostanza: il film non mi ha raccontato nulla di nuovo, non mi ha problematizzato un cazzo, non mi ha dato l'impressione, neanche per un attimo, di assistere a un capolavoro. 

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

oh yes, un gran spottone anche sto film

Basiliscas ha detto...

e poi si può dire che Sorrentino è veramente insopportabilmente antipatico??? Io lo dico.

Luca Massaro ha detto...

Certo che si può, e bentornata cara Stefania.