«In
tutte le conquiste vi sono tre possibilità. Il popolo conquistatore
sottomette il popolo vinto al suo proprio modo di produzione (ad es.,
gli inglesi in Irlanda in questo secolo [XIX ndr]);
oppure lascia sussistere l'antico modo di produzione e si accontenta
di tributi (ad es., i turchi e i romani); oppure, infine, si
determina un'azione reciproca che genera qualcosa di nuovo, una
sintesi […]. In tutti i casi è il modo di produzione – sia
quello del popolo conquistatore, o quello del paese conquistato,
oppure quello risultante dalla fusione di entrambi – che è
determinante per la nuova distribuzione che subentra. Benché
quest'ultima appaia come un presupposto per la nuova epoca della
produzione, è essa stessa, a sua volta, un prodotto della
produzione, non soltanto della produzione storica in generale ma
d'una produzione storica determinata.
I
mongoli, per esempio, devastando la Russia, agivano in modo conforme
alla loro produzione, la pastorizia, per la quale una delle
condizioni fondamentali è costituita dall'esistenza di grandi
distese inabitate […].
È
una nozione tradizionale che in certi periodi si sia vissuto soltanto
di rapina. Ma, per poter rubare, è necessario che vi sia qualcosa da
rubare e quindi che vi sia della produzione. Il genere di rapina è
esso stesso determinato a sua volta dal genere di produzione. Una
stockjobbing nation [nazione
di speculatori di Borsa], per esempio, non può essere rapinata allo
stesso modo di una nazione di vaccari».
Karl
Marx, Introduzione del 1857 a
Per la critica dell'economia politica.
È un
periodo che, una volta soddisfatti i bisogni primari e compiuti i
doveri che la quotidianità impone, o penso al sesso o leggo Marx.
Certo, con Marx, oggi, è difficile sia fare sesso che fare politica.
Ma le vere soddisfazioni intellettuali e corporali o sono inattuali
(pur essendo attuali sommamente) o non sono. Come fo a
eccitarmi con un libro di Rampini in mano o, peggio ancora, con
quello di Alan Friedman che mi ha bannerizzato anche l'uccello? Avrei più argomenti mondani di conversazione con essi e scoperei di più,
convengo, ma a che scopo? Ve lo spiego dopo, lo scopo.
Per
ora mi limito a rilevare come quanto sopra trascritto sia
estremamente pertinente anche con la situazione in Ucraina. In altri
termini, per capire perché i russi l'hanno invasa, è altresì utile
leggere tra le righe delle sopra elencate «possibilità», così
come per il fatto che, data la vastità della crisi dello stato ucraino,
i russi, per poter continuare a rubare, hanno bisogno che ci sia
qualcosa da rubare (o che almeno questo non venga rubato dall'Occidente) e dato che i loro referenti – Yanukovich in primo
luogo, ma anche la Timoshenko in seconda battuta – non garantiscono
più loro sicuri introiti, ecco che hanno spedito l'esercito,
manco fosse, l'Ucraina, «una nazione di vaccari».
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