«Produzione,
distribuzione, scambio, consumo formano così [secondo la dottrina
degli economisti] un sillogismo in piena regola; la produzione è il
generale, la distribuzione e lo scambio il particolare, il consumo
l’individuale, in cui il tutto si conchiude. Ora, questa è
certamente è una connessione, ma superficiale. La produzione
[secondo gli economisti] è determinata da generali leggi di natura
universale; la distribuzione dalla contingenza sociale, ed essa può
pertanto agire in senso più o meno favorevole sulla produzione; lo
scambio si situa tra entrambe come movimento formalmente sociale; e
l’atto finale del consumo, che è inteso non solo come termine, ma
anche come scopo finale, sta propriamente al di fuori dell’economia,
fin quando non reagisce sul punto di partenza e avvia di nuovo
l’intero processo.
Gli
avversari degli economisti politici – siano questi avversari
all’interno o al di fuori del loro campo – i quali rinfacciano
agli economisti di scindere in modo barbarico ciò che è invece
unito o stanno sul loro stesso terreno o stanno al di sotto di loro.
Niente di più comune che il rimprovero mosso agli economisti
politici di concepire la produzione troppo esclusivamente come fine a
se stessa. La distribuzione avrebbe un'importanza altrettanto grande.
Alla base di questo rimprovero sta proprio la concezione economica
che la distribuzione è una sfera autonoma e indipendente, accanto
alla produzione. Oppure [si muove la obiezione] di non concepire i
momenti nella loro unità. Come se questa dissociazione non fosse
passata dalla realtà nei libri, ma dai libri nella realtà, e come
se qui si trattasse di una conciliazione dialettica di concetti
anziché della dissoluzione di rapporti reali!»
Karl
Marx, Introduzione del 1857 a Per la critica dell'economia
politica, edizione Einaudi 1975
Al Congresso del Partito Socialista Europeo non si è aggirato alcuno spettro, dato che gli spettri erano tutti lì, vivi e vegeti, sul palco e tra il pubblico.
Qualcuno ha fatto anche discorsi vibranti, del tipo: «Serve un'Europa diversa».
Bravo Massimo, sì. Te lo posso dare uno scapaccione? La dialettica lo prevede.
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