L'ho
detto più d'una volta a Claudel:
«Ciò
che mi trattiene non è il libero pensiero, è il Vangelo.»
«Ti
trattiene da che?»
«Eh,
di entrare nella Chiesa, perbacco! I cattolici non conoscono il
Vangelo. E non solamente non lo conoscono, ma non sanno di non
conoscerlo; credono in buona fede di conoscerlo; epperò continuano a
ignorarlo.»
«È
un grande errore del protestantesimo», mi diceva Ghéon, in un zelo
di neofita, «di voler limitare la rivelazione al solo Vangelo, di
non capire che Dio seguita ad essere in relazione diretta con
l'umanità che lo ascolta. La parola di Dio non è accantonata nel
Vangelo, e Dio continua a esplicarsi, e si esprime nell'ultima
enciclica del papa non meno che mediante le parole del Cristo; e la
Chiesa non cessa di essere divinamente ispirata. Vedere
un'opposizione tra questo e quel messaggio, prova che non si è
capito né l'uno né l'altro», dice lui.
La
Chiesa è la detentrice del Vangelo. Essa sola è in grado di
decidere intorno al senso che hanno le parole del Cristo. Essa si
riserva e s'arroga il diritto d'interpretare, e dichiarare eretico
ogni uomo che ascolti Dio direttamente
André Gide, Diario 1914-1927,
Bompiani, Milano 1950, pag. 321
(traduzione di Renato Arienta).
Dio oggi è stato in relazione diretta prima coi ministri e i parlamentari, poi col presidente americano: chissà se avrà incassato abbastanza, a parte i semi dell'orto di Michelle Obama.
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