Artemisia Gentileschi, Autoritratto come suonatrice di liuto, 1616-18, oil on canvas, Wadsworth Atheneum Museum of Art, Charles H. Schwartz Endowment Fund |
E, altresì, la clavicola, il collo, la spalla che riluce, il rossore dello zigomo, l'impercettibile peluria che separa la pelle dal cuoio capelluto; e poi: l'avambraccio potente e la finezza del polso, il dorso affusolato della mano che trova gli accordi con dita sinuose ed eleganti che contrastano con quelle che, arpeggiando, appaiono sofferenti di un principio di artrosi. Infine quello sguardo che sfida lo sguardo di coloro, gli uomini, che per un attimo vagheggiano sostituirsi al liuto per essere suonati, uno sguardo che mormora: «Non essere sicuro che il mio tocco avrebbe la stessa cura su di te, legno storto che non sei altro».
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