Volevo postare qualcosa prima di andare a cena, dopo una giornata di lavoro intenso, le solite fisime come di chi si sente perduto se non ha lasciato la propria impronta di pensieri nella rete. Anche perché, tornando a casa, guidando non piano, ho cercato qualcosa in fondo al cuore, e ho pensato alla morte, sì, al fatto che anche un blogger, a volte, potrebbe morire, anche se non va a fare reportage in Siria come Jonathan Littell, quello delle Benevole - e zac chi ne se accorge se un blogger dovesse morire? Qualche amico, ma mica può egli scrivere al posto tuo che sei morto. E mettiamo il caso che uno avesse ancora dei conti in sospeso, un racconto ammezzato, un cinquecento poesie in folio da pubblicare per il piacere di quattrocento aficionados del suddetto estinto? Ma poi ho pensato che no, io non è che senta la morte vicina, ciò la sento ma la penso sempre rimandata, ovvero mi dico: - E che cazzo, visto che son nato voglio campare una novantina d'anni, in qualche modo, e magari battere sulla tastiera con le dita artritiche e la goccia al naso.
Il pensiero poi è corso a Mauro Gasparini. Non è che lo conoscessi più di tanto, non eravamo nemmeno "amici" su facebook, solo che è morto, zac, appena di mezza età, e lui che era uno scrittore pacifico e satirico, credo uno dei fondatori di Spinoza, poi trasferitosi su Zabajone; e mi ricordo che ogni tanto commentavo da lui e una volta, mi pare, lui da me, ma non vorrei sbagliarmi. E quando son venuto a sapere ch'è morto ci sono rimasto male. Ed è morto e solo Mantellini se n'è accorto dei blogger famosi, di quelli di peso che possono cambiare le virgole della rete. Questa vita ingrata riserva sorprese. Ora, non che se uno muore sta a pensare a quanti poi lo piangono, gli importa sega, vero, almeno io la penso così, più che altro pensa, ma, suicidio a parte, potrei morire quando ho più voglia, quando mi gira di più che così a babbo morto senza il tempo di dire ahi mi sta pensiero?
Il discorso è lungo. La vita passa. La cena è pronta. L'informazione vince l'entropia. Per cui Massaro scrivi così resti. E più resti e più avanzi. E più avanzi e più scarti. Qualcuno che raccoglie sempre si troverà. Molta gente, ancora, dorme coi fogli di quotidiani come coperte nelle stazioni ferroviarie. Ma ora che ci penso, le pagine scritte sui monitor di compùteri vari non sono utili manco per quello.
4 commenti:
Ecco, io a questa cosa ci penserò tutta la notte. Alla morte, mia o in generale, e al perché ci affanniamo a esorcizzarla anche (ma non solo) scrivendo.
E poi hai ragione, ci sarebbe tanto altro da analizzare, ma credi tu che mai arriveremo a capire? O non dovremo limitarci a inventare teorie cui aggrapparci, fintantoché il tempo passa e ci sentiamo sempre più pressati a riempire al meglio quello che ci resta?
(non ci badare, sto parlando da sola e fuori dal seminato. Anche per me, giornata intensa, e domani si replica)
No, non arriveremo a capire, ma possiamo parlarne. Tu, intanto, continua a farlo da sola, anche fuori da seminato va bene, che da queste parti attecchisce tutto, peculiarmente le rose, il riso, l'intelligenza.
Su questo sento che dovrei scrivere un post. Ma non stasera, perché sono stracotta più ancora di ieri. Buonanotte.
Riposati, amica, che presto volentieri leggerò (leggeremo) cosa avrai da dire al proposito.
Buoni sogni
Posta un commento