domenica 21 febbraio 2010

Motivazioni, Rondoni

Non conosco l'opera letteraria (poetica, narrativa e saggistica) di Davide Rondoni. Conosco qualche suo intervento da polemista dai tempi del caso Eluana; ed essendo la sua posizione diametralmente opposta alla mia non ha aiutato la mia curiosità nel cercare e leggere i suoi scritti (e ammetto che il mio pregiudizio possa essere sbagliato). Da quando settimanalmente scrive per la Domenica del Sole 24 Ore, lo seguo con maggiore frequenza. Di solito si occupa di un poeta facendone ascoltare la voce. Oggi, invece, il suo articolo affronta il tema della lettura. «L'aridità uccide la lettura» è, infatti, il titolo del suo intervento. Leggiamo:
«Per leggere ci vuole un buon motivo. Questo è il problema. Non è per nulla scontato leggere. In Italia si legge poco (o meglio pochi libri) perché mancano le motivazioni. Si possono fare mille centri per il libro, e distribuire libri in ogni pertugio [...] ma se non si lavora sulle motivazioni alla lettura non cambierà niente. Occorre un pensiero sulle motivazioni. Vedere se tengono quelle che pensavamo buone. È caduta la vecchia motivazione di stampo illuminista. Un uomo informato, un uomo di cultura, secondo i dettami illuministi, gode di uno status di maggiore coscienza. Questo è stato smentito clamorosamente dai fatti. Molti uomini ben informati e cultori di libri hanno accettato, a volte incitato o partecipato alle peggiori brutture del Novecento».
Dato che qui non fa nessun esempio concreto, immagino parli di Marcello Dell'Utri uno dei più raffinitati collezionisti e cultori dell'arte libraria in Italia. Infatti, prosegue Rondoni «meglio un uomo buono che ha letto un solo libro che un amico dei tiranni che ne ha letti o scritti cento» e questa frase ha un vago sapore à la Catalano.
Di seguito, senza un punto a capo, Rondoni scrive:
«E l'uomo di cultura ha di certo perso ogni appeal sociale, tranne che in ristrettissime fasce di popolazione italiana. Sono altri i tipi che "tirano". Colpa della televisione e dei modelli che impone? Può darsi. Ma non solo. Mi aspetterei qualche mea culpa dagli intellettuali. Che però tacciono su queste cose».
È vero, il fascino del poeta è in disuso. Tira più un pelo depilato dal petto di un Fabrizio Corona. Gentile Rondoni, dato che anche lei è un intellettuale a tutti gli effetti, si faccia una ceretta.
La seconda motivazione chiamata in causa e criticata dal Rondoni è quella di stampo cattolico che, a suo dire, manca di offrire ai giovani di oggi «il senso critico. In molti casi si assiste a una educazione tutta sentimentalismo e volontarismo. Come dire: niente libri, o solo devozionali, niente ragione, basta un po' di emozione, mormorando il nome “Gesù” e un po' di volontariato. Il senso critico conta poco». Qui non saprei bene a quale corrente ecclesiastica si rivolga. Certamente Monsignor Ravasi sarà d'accordo; ma quanto lo saranno, per esempio, i "reggenti" di Comunione e Liberazione?
Ma proseguiamo la lettura, con la critica alla terza motivazione che riguarda - e ti pareva - la scuola.
«A scuola, poi, si consuma il vero grande disastro. Quando chiedo a un professore a cosa serve la letteratura, trovo quasi sempre la stessa risposta aberrante: “A esprimere sentimenti profondi”. Perché un sms non può esprimerli? Allora perché complicarsi la vita leggendo Dante? La letteratura non nasce tra gli uomini per esprimere sentimenti, ma per conoscere se stessi e la realtà attraverso l'uso di parole accese¹. Si legge per conoscere, appunto. L'espressione di sentimenti è implicita e inevitabile. Perché nell'atto stesso del conoscere la vita esprimiamo anche noi stessi. Ma i prof. non lo dicono quasi mai. Toccherebbe loro l'onere di essere autorevoli non solo su date e canoni, ma sulla tensione alla conoscenza. Così nelle nostre scuole va in scena il più grande scialo, il più grave spreco di occasioni per imparare il gusto di leggere. E nessuno che se ne lamenti. Altro che scandalo Alitalia o Protezione civile. Non si sente in Italia nessun uomo di cultura, di università, di editoria scolastica recitare il minimo “mea culpa” per tale situazione».
Qui mi ci vorrebbe l'aiuto, e la competenza, di Galatea. Comunque, da par mio, mi domando: a quali e a quanti professori Davide Rondoni ha fatto la domanda "a cosa serve la letteratura"? Ammesso poi, e non concesso, che coloro ai quali egli ha fatto tal domanda abbiano risposto in tal modo, come si fa a generalizzare così spudoratamente facendo credere al lettore che tutti i professori di letteratura rispondano così? Che mezzucci retorici son questi? E poi, via proseguendo di generalizzazione in generalizzazione, facendo di tutto per incolpare la massa docente e salvare il ministro innocente che cerca da solo, il poverino, senza collaborazione degli uomini-di-cultura, di salvare la nave-scuola che affonda.
Continua Rondoni: «L'esperienza del leggere a scuola viene “massacrata” tra deliri storicisti, omelie neostrutturaliste, e libroni già di per sé fisicamente ostili alla lettura [...] e poi ci si lamenta che ai ragazzi sfugge il gusto di leggere. Si abbia coraggio. Qualche intellettuale che ha sparso a piene mani verbo strutturalista prenda esempio da Todorov che ha riconosciuto i suoi errori. E altri che hanno instaurato programmi storico-nazionalisti abbiano la umiltà di dire: ci siamo sbagliati».
Perché Rondoni non ci dice dove e in quali termini Todorov si è pentito? E ancora: quali sono i programmi "storico-nazionalisti"? Ci faccia i nomi, prego. E poi: lo strutturalismo va confutato con delle argomentazioni non solo nominandolo come se il suono della parola fosse uno spauracchio. La scuola strutturalista è una delle più importanti e penetranti scuole di pensiero del Novecento con la quale fare continuamente i conti, anche criticandola ma non ignorandola.
Ecco ora Rondoni illustrare una "sua" buona motivazione:
«Occorre scommettere sulla motivazione per leggere. Sulla motivazione esistenziale. Questo dovrebbero trasmettere insegnanti e genitori. Dovrebbero essere esistenzialmente autorevoli [sic!]. Per ho questo ho lanciato [ri-sic!] l'idea che l'insegnamento della letteratura sia reso "facoltativo" alle Superiori. E sia un insegnamento a leggere. Sia proposto all'inizio, per un mese o due con lezioni esemplari dai docenti come si legge ai ragazzi. E poi scommettiamo sulla libertà, sulla motivazione. Se un insegnante non è in grado di farsi seguire dai ragazzi sulla motivazione a leggere, sia invitato fermamente a cambiar mestiere».
Meno male che Rondoni non è un insegnante. Io credo che uno scrittore come Giulio Mozzi sappia fornire una motivazione migliore.
Ma ora, prepariamoci al gran finale.
«Si possono e si devono creare centri per aiutare la lettura. Quello del ministero - il Centro per il Libro e la Lettura - è stato inaugurato da ben due ministri (Mariastella Gelmini e Giorgia Meloni), dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti e da un gran presidente [ultra-sic!] Gian Arturo Ferrari. Spero lavorino sulle motivazioni del leggere, non solo sulla distribuzione del prodotto, che peraltro sta cambiando parecchio. Occorre coraggio per andare contro i luoghi comuni. È proprio la forza dei luoghi comuni il maggior nemico della lettura».

Ora, a parte che l'espressione "gran presidente" mi fa venire in mente "quel gran pezzo dell'Ubalda", mi domando: come si fa a chiudere un articolo di invettive generalizzate a destra e manca con un peana ministeriale di tale portata?
No, non è un caso che da quando Rondoni scrive per la Domenica del Sole 24 Ore la rubrica Le Vespe sia scomparsa: non avrebbero potuto pungere una simile congerie di infondatezze, banalità e ruffianaggine senza rischiare di essere mangiati; meglio fuggire il volo dei Rondoni.

¹Parole accese da spengere, subito. Buonanotte.

10 commenti:

linnio ha detto...

rondoni sta al domenicale del sole 24ore come alberoni sta alla prima pagina del corriere della sera edizione del lunedì.

Anonimo ha detto...

Ma lei, signor luca massaro un'idea sua ce l'ha? Se si, perchè non prova ad esprimerla.O la sua idea fissa è quella di riticare rondoni?

Luca Massaro ha detto...

@ linnio

il dramma sarebbe se la rubrica rondoniana resistesse nel tempo come quella alberioniana

@ anonimo

ammesso che ce l'avessi tale idea dovrei pensarci per trovarla e la esporrei a chi si manifesta qui col suo nome o soprannome. Io ignorerei volentieri Rondoni, ma da quando scrive sul mio inserto settimanale preferito non posso fare a meno di dare un'occhiata a ciò che scrive. In realtà, volevo solo mostrare come non si dovrebbero esporre le proprie idee, soprattutto se pagati per farlo. Se lei mi paga, signor anonimo, le garantisco un articolo di pregevole fattura farcito di motivazioni più raffinate.

Anonimo ha detto...

Gentile Sig. Massaro, mi faccia capire: cosa intende denunciare nella sua acida lettura dell'intervento di Rondoni? Che in fondo la cultura italiana è ancora ricca di persone che hanno da dire qualcosa, diversamente da quanto Rondoni si ostina a sostenere? Che tanta erudizione culturale "mai e poi mai" si sia prestata a veri propri pogrom culturali, magari passati sotto traccia perché risultati vincenti? Mi perdoni, ma le argomentazioni di Rondoni mi sembrano più interessanti e valide.
Echemperto!

Luca Massaro ha detto...

Gentile signor Anonimo (Echemperto?),
mi perdoni, ma non riesco a seguirla. Spero solo mi conceda il diritto di criticare acidamente le mie "aride" letture. Speravo di sembrare più spiritoso di quanto invece lei sostenga. A mio avviso, l'articolo di Rondoni non spiega affatto le falle del sistema ed è un condensato di trite generalizzazioni. Il leggere non si motiva: il rapporto tra libro e lettore è uno a uno, è uno scontro od incontro esclusivo tra i due poli. L'avvicinamento alla letteratura, alla saggistica alla poesia è un fatto puramente individuale: dato che non serve a nulla se non a se stessi, non vedo come si debba promuovere alcunché, dacché nell'universo del leggere basta cercare per trovare nel continuo ininterrotto dei percorsi di lettura. La leggibilità del mondo non è solo nei libri, anche se attraverso essi l'essere umano si è sforzato di coglierne l'essenza.
L'articolo di Rondoni, a me personalmente lo ripeto, non offre alcuno spunto (volevo dire "motivazione"), alcun richiamo ad un altrove - compito primario di ogni vera letteratura. Perché ogni libro è un libro aperto o non è. Per carità, può essere anche valida l'idea di rendere facoltativo l'insegnamento di letteratura alle superiori... ma perché non farlo allora già alle medie e alle elementari? Secondo me, poi, anche un libro di biologia è letteratura! Ma soprattutto, e qui chiudo, non mi è piaciuto l'epilogo dell'articolo: non tanto per il suo essere legittimamente filogovernativo, ma perché in esso vengono sciorinati nomi ed elogi che con la letteratura e tutto il discorso prima infarcito non c'entrano un emerito nulla, nonostante ministri e portavoce e direttori generali ex mondadoriani.
La saluto.

P.S.
Echemperto è il suo nome o soprannome? Altrimenti, mi perdoni l'ignoranza, che vuol dire?

Anonimo ha detto...

Grazie sig. Massaro della sua risposta; rende senz'altro più interessante il suo commento all'articolo di Rondoni che evidentemente non avevo interpretato in pieno. Ci sono punti, nella sua argomentazione, che concordo in pieno, primo tra tutti il fatto che la leggibilità del mondo non sia legata solo ai libri. Ci mancherebbe altro. Anche il fatto che l'approccio alla lettura sia un approccio individuale, trova in me una istintiva simpatia. Tuttavia trovo nella mia esperienza strana l'affermazione che la "lettura non si motiva". Essa e certamente un "incontro o scontro tra due poli",ma c'è anche un'aspettativa, una domanda di senso da perte del lettore. Ed il punto a mio avviso è proprio questo: quello di eludere, nella maggior parete dei casi (non tutti per fortuna), questa aspettativa. Come risposte a domande che non ci sono o tesi a ipotesi che anche dopo la lettura reggono l'esperienza dell'individuo.
Comunque grazie della sua stimolante risposta. M'ha fatto riflettere. A presto Echemperto

P.S. Echemperto non è il mio nome, ma quello di uno storiografo longobardo che ha parlato delle vidende del ducato di Benevento. Un prezioso cultore della memoria un po' dimenticato...

Galatea ha detto...

"Sia proposto all'inizio, per un mese o due con lezioni esemplari dai docenti come si legge ai ragazzi."
Dopo questa frase, Rondoni dovrebbe invece essere costretto a seguire un corso obbligatorio di grammatica e sintassi. Male non gli farebbe.
(Grazie per la citazione, mi ero persa l'articolo. Sto ancora ridendo...)

Anonimo ha detto...

Cosa vuol dire in italiano la sua espressione 'ammesso che ce l'avessi tale idea dovrei pensarci per trovarla'? Per un aiuto può soccorrerla l'espertissima galatea (se avrà finito di ridere). Lei grantisce che se io (vile anonimo) la pagassi otterrei 'un articolo di pregevole fattura farcito di motivazioni più raffinate'. Onestamente, dopo il suo commento, non ne avverto l'esigenza. Penso che anche pagato le sue idee, ammesso che riesca a trovarle, rimarrebbero alquanto confuse.

Luca T. ha detto...

Sono un insegnante e spesso mi sono trovato a motivare alla lettura. Semplicemente parlando appassionatamente delle mie letture. Qualche buon libro credo d'averlo fatto leggere.
Detto questo, Rondoni infila una serie tale di luoghi comuni che davvero c'è da complimentarsi con Luca Massaro per esser riuscito a finire l'articolo e ad onorarlo di un commento.

Luca Massaro ha detto...

Allora gli anonimi sono due, distinti. Colui che gentilmente si è identificato col nome Echemperto credevo fosse anche l'autore del primo commento "anonimo".
L'anonimo, invece, resta sempre "anonimo" (il vile se lo è dato da solo, io non gliel'ho detto).
Con la frase criticata intendevo: se fossi possessore di tale idea, dovrei trovarla sia in me, ma soprattutto nei libri che mi posseggono. Io non rivendico nessuna originalità in tali eventuali idee letterarie. Se son stato poco chiaro, me ne scuso, ma nei commenti si scrive veloci (a volte scappano anche refusi, non è vero cortese anonimo? Mi riferisco al participio passato del verbo pagare in luogo del gerundio).
Sì, lo so, forse son stato scortese nel dire che se fossi pagato, eccetera. Ma con ciò mi riferivo soprattutto al fatto che Rondoni è pagato per tenere la sua rubrica. Se avessi anch'io tale prestigioso impegno settimanale, provvederei a essere più chiaro e distinto.

Infine: grazie a Luca T. del suo contributo e dei suoi complimenti che volentieri ricevo (come le critiche, beninteso, se garbate e non riottose).

Saluti volatili.