Scrive Starobinski in L'invenzione della libertà [citazione tratta da L. Sciascia, La palma va al nord, Gammalibri, Milano 1982]:
«L'uomo dei lumi, nel momento in cui propugna il diritto di opporsi a qualsivoglia autorità, acquisisce il senso della contraddizione. Da quel momento, può anche succedere che si trovi in contraddizione con se stesso: egli diviene, allora, il primo critico delle idee dalle quali è attratto e delle formule che ama, fino al punto di volere tentare l'esperienza del loro contrario».
Vediamo. Domattina, al risveglio, proverò a essere berlusconiano (o clerico-fascista o ateo-devoto, o leghista - per ora limitiamoci alla prima ipotesi). Fedele alla linea del Capo, entrerò in un bar per un caffè e, ai mezzi sorrisi ironici degli astanti sull'attuale, scabrosa, situazione del mio Principale, replicherò con fare capezzoniano; o bondiano; o bonaiutiano; o ghediniano. Meglio ancora sarebbe se restassi in silenzio, sardonico silenzio, giannilettiano. Poi, al lavoro, ai colleghi e alle colleghe che scuoton la testa di fronte a tanto squallore, ribadirò che è tutta una montatura di Repubblica, della Sinistra, dell'ex-fidanzato comunista; dirò che se Silvio non ci fosse bisognerebbe inventarlo, che se non ci fosse non andrei a votare, che è l'unico che può fare le riforme, che è l'unico che può farci contare davvero qualcosa in Europa, che è l'unico dalla parte degli italiani... La sera, al rientro a casa, andrò in bagno, mi laverò le mani e il volto, mi guarderò allo specchio: sempre che lo specchio faccia in tempo a riflettere l'immagine di me stesso offuscata da uno sputo.
Prosegue Starobinski:
«Sotto questa definizione possiamo collocare tutti gli intellettuali: tutti coloro, cioè, che hanno la capacità, i mezzi e il tempo per tener desta la propria intelligenza. Cosa che comporta non il registrare passivamente, ma piuttosto il "criticare" in forma attiva. Vale a dire: tutti gli intellettuali sono stati, o sono, uomini "dei lumi"».
Sì, domani proverò a spengere quel minimo d'intelligenza che possiedo, per vedere l'effetto che fa.
«L'uomo dei lumi, nel momento in cui propugna il diritto di opporsi a qualsivoglia autorità, acquisisce il senso della contraddizione. Da quel momento, può anche succedere che si trovi in contraddizione con se stesso: egli diviene, allora, il primo critico delle idee dalle quali è attratto e delle formule che ama, fino al punto di volere tentare l'esperienza del loro contrario».
Vediamo. Domattina, al risveglio, proverò a essere berlusconiano (o clerico-fascista o ateo-devoto, o leghista - per ora limitiamoci alla prima ipotesi). Fedele alla linea del Capo, entrerò in un bar per un caffè e, ai mezzi sorrisi ironici degli astanti sull'attuale, scabrosa, situazione del mio Principale, replicherò con fare capezzoniano; o bondiano; o bonaiutiano; o ghediniano. Meglio ancora sarebbe se restassi in silenzio, sardonico silenzio, giannilettiano. Poi, al lavoro, ai colleghi e alle colleghe che scuoton la testa di fronte a tanto squallore, ribadirò che è tutta una montatura di Repubblica, della Sinistra, dell'ex-fidanzato comunista; dirò che se Silvio non ci fosse bisognerebbe inventarlo, che se non ci fosse non andrei a votare, che è l'unico che può fare le riforme, che è l'unico che può farci contare davvero qualcosa in Europa, che è l'unico dalla parte degli italiani... La sera, al rientro a casa, andrò in bagno, mi laverò le mani e il volto, mi guarderò allo specchio: sempre che lo specchio faccia in tempo a riflettere l'immagine di me stesso offuscata da uno sputo.
Prosegue Starobinski:
«Sotto questa definizione possiamo collocare tutti gli intellettuali: tutti coloro, cioè, che hanno la capacità, i mezzi e il tempo per tener desta la propria intelligenza. Cosa che comporta non il registrare passivamente, ma piuttosto il "criticare" in forma attiva. Vale a dire: tutti gli intellettuali sono stati, o sono, uomini "dei lumi"».
Sì, domani proverò a spengere quel minimo d'intelligenza che possiedo, per vedere l'effetto che fa.
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