sabato 16 maggio 2009

Corsi e ricorsi

«A partire dal 1926» Benito Mussolini fu un nuovo Cristo, un nuovo Unto. «Preghiere ricalcate sul Credo vennero recitate al suo indirizzo, così come laudi mutuate dalla liturgia medievale del Christus vincit. E al duce più che a chiunque altro fu riconosciuta la capacità di fare miracoli, compresi i miracoli di guarigione. Quanti - nella propaganda di regime - i casi di bambini malati che recuperano la salute grazie a una fotografia di Mussolini posta sotto il guanciale, di sordomuti che ritrovano la parola per giurare fedeltà al fondatore dell'Impero, di gestanti che fissano il ritratto del duce appeso al muro per trasmetterne le virtù alla creatura nel loro grembo! Quanti i miracoli ancora più strepitosi, come quella volta che l'intervento di Mussolini era valso a fermare la lava eruttante dall'Etna... Dietro simili discorsi, il gusto genericamente italiano per i gigantismi, i fenomeni da baraccone, i colpi di scena, ma anche la crescente connivenza ideologica del fascismo con il cattolicesimo: dunque con un'antica cultura del meraviglioso e del soprannaturale, del taumaturgico e dell'escatologico.
Ormai a ridosso della firma del Concordato, i retori di regime prenderanno a descrivere il "gorgo di fedi intorno al Duce" come l'annuncio inequivoco di un "religiosissimo italiano". Canteranno nel fascismo un'ideologia tanto più moderna, in quanto disposta a rilanciare il millenario culto dei santi; mentre saluteranno nel cattolicesimo la forma storicamente più compiuta di una concezione gerarchica della società. E insisteranno sopra il bisogno collettivo - bisogno della patria oltreché della Chiesa - di "scolpirsi in Cristo": quello strano Cristo senza barba né baffi né capelli, il redentore di* [Arcore].»

* “Predappio” nel testo

Sergio Luzzatto, Padre Pio. Miracoli e politica nell'Italia del Novecento, Einaudi, Torino 2007 (pag. 192-3)

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