Pochi giorni fa ho visto in tv Kung fu Panda. Varie le perle di saggezza che il divertente film contiene. Mi ha colpito questa, pronunciata dal maestro Oogway:
«Il passato è storia, il futuro è un mistero, e il presente è un dono; per questo si chiama presente».
Sì è vero, niente da eccepire. Nulla di nuovo sotto il sole. Ma quanto di questo dono-presente cogliamo immersi come siamo dentro la nostra giungla che ci limita lo sguardo? Riusciamo ogni tanto a conquistare la cima di un albero, o la vetta di una montagna per vedere meglio questo presente?
«Colin Turnbull (1961) portò un suo amico pigmeo, Kenge, fuori dalla foresta per la prima volta nella sua vita e, insieme, scalarono una montagna, e dalla cima guardarono verso le pianure. Kenge vide alcuni bufali pascolare pigramente molte miglia lontano, molto più in basso. Si voltò verso di [lui] e disse: “Che insetti sono quelli?” Sulle prime [a Colin] fu molto difficile capire, poi [si] rese conto che nella foresta il campo visivo è così limitato che non era necessario fare una correzione automatica per la distanza quando si giudicava una grandezza. Fuori dalla foresta Kenge per la prima volta poteva guardare per chilomteri e chilometri di praterie a lui ignote, senza un albero conosciuto che gli potesse dare una base di comparazione. Quando [infine Colin] disse a Kenge che quegli insetti erano bufali egli scoppiò in una risata e [gli] disse di non dire tali scempiaggini».
Richard Dawkins, Il fenotipo esteso, Zanichelli, Bologna (pag. 13).
Se lasciamo da parte il presente del nostro governo [insetti, anche col binocolo], e allarghiamo lo sguardo al pianeta intero, come continuare a ridere di fronte allo spettacolo di governi dispotici come quelli arabi (in salsa religiosa), russi, asiatici, africani, sudamericani? Quante poche migliaia di persone tengono il tacco sulla testa della moltitudine? E quanto durerà ancora questo? E il tarlo religioso quanto ancora roderà le menti di noi sapiens sapiens?
1 commento:
Oh-ho Lucas: tu alzi il tiro. Ho l'impressione, a volte, che l'acuto cinismo dei governanti sia il risultato di qualcosa: del fatto che la gente, in genere, non merita altro. Si ragiona più che spesso della nobiltà d'intenti, della lotta per i diritti, di un mondo parolaio e retorico che in definitiva non esiste. Quello che io vedo intorno a me, e che forse ognuno di voi vede, è un mondo di gente che se ne frega, che pensa a se stessa prima di tutto e se poi trovi qualcuno disinteressato quello è il pollo.Facciamo quasi tutto per soldi: esiste più il senso di responsabilità che va al di là della transazione economica? che mondo da accudire è mai questo, che non ha la capacità nemmeno di mediare la normalità della vita, non dico l'eccezionale, ma il normale? Vorrei essere come quel pigmeo, conoscere solo quello che mi sfiora i sensi, un'innocenza beata e istupidita dalla quale osservare gli insetti.
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