giovedì 11 marzo 2010

Includere, escludere

«A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro che vogliono diventare cittadini delgi Stati Uniti venne anche un oste italiano. Si era preparato seriamente ma a disagio per la sua ignoranza della nuova lingua durante l'esame della domanda: che cosa dice l'ottavo emendamento? rispose esitando: 1492.
Poiché la legge prescrive al richiedente la conoscenza della lingua nazionale, fu respinto. Ritornato dopo tre mesi trascorsi in ulteriori studi ma ancora a disagio per l'ignoranza della nuova lingua, gli posero la domanda: chi fu il generale che vinse nella guerra civile? La sua risposta fu: 1492.
[...] Mandato via di nuovo e ritornato una terza volta, alla terza domanda: quanti anni dura in carica il presidente? Rispose di nuovo: 1492. Orbene il giudice, che aveva simpatia per l'uomo, capì che non poteva imparare la nuova lingua, si informò sul modo come viveva e venne a sapere: con un duro lavoro. E allora alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda: quando fu scoperta l'America? E in base alla risposta esatta, 1492, l'uomo ottenne la cittadinanza».

Bertolt Brecht, Poesie, Einaudi, Torino 2005.

Traggo questo Esame per ottenere la cittadinanza o Il giudice democratico dalla raccolta di testi che Gustavo Zagrebelsky riporta a corollario del suo libello Imparare democrazia, Einaudi, Torino 2007. L'insigne giurista italiano introduce questa lettura dicendo che essa presenta un esemplare atteggiamento democratico di inclusione del più debole nel gioco della res publica.
Ora, non vorrei confondere il culo con le quarant'ore, ma vorrei premunire i valletti berlusconiani a non azzardarsi a passare questo testo nelle mani del loro Principale ché anche i più sprovveduti si accorgerebbero che, nel caso specifico, si tratterebbe di includere un prepotente (perdipiù maleducato).

A margine poi, vorrei accostare questo testo con quanto racconta Federica
sulla cacciata, a Pordenone, di un insegnante (supplente) perché parlava, a volte, la sua lingua in classe.

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