venerdì 5 marzo 2010

Il pappagallo azzurro 2*

Piangere, in pigiama, piangere
di quello che resta contentarsi.
Come un pappagallo del suo osso
di seppia incastrato alla gabbia
mi metto a parlare come un automa
con una voce non mia
ché di mio resta ben poco visto
che non posso modificare
con un decreto personale
le mie sbagliate azioni
le mie cazzate
i miei sputi per strada
quando vedo passare persone sospette
in odore di vuoto.
Spero solo che il padrone
non si dimentichi di me
e mi porti ancora acqua e panico
e ogni tanto sgomberi la merda
che produco pensando a lui.

*Qui l'1.

Nessun commento: