mercoledì 17 marzo 2010
Schiavo del post
Sono ubriaco di stanchezza e stasera non riesco a tenere pensiero dietro a nulla.
Gli occhi si semichiudono e la mente vaga alla ricerca di un brano da riportare, di un fatto da commentare, di un tema da analizzare. Niente di tutto questo mi riesce: m'incanto, m'incarto, a malapena riesco a seguire gli aggiornamenti (oramai per me indispensabili) dei miei amici linkati. Ma, in tutto questo spaesamento, un pungolo sostiene il mio essere qui a digitare queste pessime elucubrazioni, come fosse una sorta di autodisciplina. Un dolce assillo, per me assolutamente necessario, per farmi credere che in qualche modo io stia costruendo qualcosa che un giorno, tra qualche anno (spero: qualche decennio!) possa ricordare la forma di uno zibaldone semi-privato, quasi-pubblico che abbia dato sfogo personalissimo alla schiavitù di quel «tardo stato d'animo della natura»¹ chiamato Io.
¹Gottfried Benn, Lo smalto sul nulla, Adelphi, Milano 1992 (pag. 40)
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6 commenti:
Ho appena cestinato un commento, sul mio blog, che mi rimproverava di tenere un "diario personale" del tutto inutile. L'ho cestinato - era anonimo.
Eppure questo dovrebbe farci riflettere sulla rappresentazione di noi stessi. Sulla necessità di mostrare quel corpo della mente invisibile a un primo sguardo. E infatti noi viviamo, qui su internet, anche se siamo entità solo letterarie, anche se siamo romanzi che si dispiegano giorno per giorno sotto gli occhi dell'attonito lettore, ancora più attonito perchè i vari personaggi interagiscono con lui, e tentano di trascinarlo nella storia. Allora avviene l'arcano: ognuno vuole importare la propria, di storie, in quelle che sta leggendo, vuol diventare protagonista.
A Tommy David: hai fatto bene. Uno perchè gli anonimi non ci piacciono, due perchè l'unica cosa inutile era il suo commento.
Questo è un post meraviglioso, mi trovo spesso nelle stesse condizioni.
Grazie a tutti voi, amici ir-retati nella maglia dei pensieri che mandiamo in giro a rappresentarci.
Noi siamo qui, esistiamo insieme e insieme ci "compatiamo" (nel senso di con-patire, patire insieme, avere/subire la/le stessa/e passione/i), meri punti luminosi persi nel cyberspazio.
mi trovo pure io nella sperdutaggine. commento inutile, buono solo a dire che siamo uno in più.
(adesso rileggendo mi sono accortoche ho detto che mi trovo nella sperdutaggine. come si fa a trovarsi, lì?)
@ Alex
più che un caderci, nella "sperdutaggine", sia un "trovarcisi", come pianeti e stelle nell'universo che sono messi lì in quella posizione senza sapere bene motivi, senso, ragioni. Noi siamo un po' più piccoli, forse un po' più pensanti. Meglio i nostri cento anni (forza Verzé!) o meglio i cento milioni d'anni di un Giove?
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