martedì 23 marzo 2010

«Necessità necessità verbo dei muti»

Quante parole nei comizi e folla
nel marzo quarantotto! Gente fissa
ogni ora del giorno e della notte in piazza Duomo.
Aldo, Angelo, persino la collega dell'ufficio accanto
vestita così bene
dicono che la gente che lavora
deve stare al suo posto
che si sa bene per chi bisogna votare.

A Carla per il voto le mancano degli anni
e a lei sembrano molti

Aldo s'arrabbia
e invece è lui che fa rabbia
disoccupato quand'è sera, sofferente
al rifugio che notte gli presenta
per molti o pochi soldi,
e se accarezza Carla
le accarezza le mani, e parla.

Ma il sangue, è vero che ha un ritmo
in certi mesi detti primavera
accelerato? e vale anche per noi, qui sotto il ritmo
della città?
e quest'inverno rigoglio come viene
tradotto sopra i volti? ma dietro i vetri
che cosa bolle alla Montecatini
dov'è la primavera della Banca
Commerciale?

Aldo s'è messo in testa che la Carla
vada con lui a mangiare, una sera

ma sarà una sera che Carla ha da fare
con tante cose in casa, col bambino
ch'è nato a sua sorella.

Col bambino che è nato e si prende
altro spazio, è più esiguo
l'esiguo margine a fughe

a un totale parziale o sub-totale
non è che può mancare molto; sopravvive
difatti, solo chi impara a vivere.

Necessità necessità verbo dei muti
idillio accanto alla calcolatrice
corsa proficua degli storpi, amore
del badilante sullo sterro, gravità
sul capezzolo dei nati, erba del prigioniero,
lo stesso capriccio del vento nel tuo nome
fa portatore di polline natura.

E
Elio Pagliarani, La ragazza Carla (III, 5), [1960], da Tutte le poesie, Garzanti, Milano 2006.

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