giovedì 16 gennaio 2014

R.A.I.

Nel 2009, la Rai, ossia la dirigenza berlusconiana dell'epoca, nelle vesti del Direttore Generale Mauro Masi, rifiutò l'offerta di Sky di 50 milioni di euro annui per sette anni (350.000.000 €) per trasmettere in chiaro, via satellite (non digitale terrestre) i canali del bouquet della tv di Stato. 
E il Consiglio di Stato, chiamato in causa per dipanare questioni legali inerenti la vicenda, nel settembre scorso, ha dato definitivamente ragione a Sky, riconoscendo cioè che la Rai sbagliò a non accettare quei soldi, checché il cavalier commendator Masi ne dica.
Ho ricordato questo penoso episodio di vergogna italica perché la Rai, in questi giorni, anziché tentare un accordo, anche a ribasso, con Sky, è andata a domandare, alla tv di Murdoch, quanto segue
Ansia

Ci rendiamo conto dei livelli? Il canone è o non è una tassa erariale? Dunque, perché non affidare definitivamente al fisco e non a quei pidocchiosi [*] dell'Urar - un ente che non ha senso di esistere - la riscossione di tale imposta? 
E poi, ammesso e non concesso giustamente, che Sky desse la lista utenti, cosa farebbe la Rai, i controlli incrociati? Scatenerebbe per le vie d'Italia frotte di meravigliosi capistruttura che dal lavoro s'ammazzano da mane a sera, da sera a notte e da notte a mane?
Scopro le carte: io sono un cliente Sky, ma l'abbonamento Rai non è segnato a mio nome (la divisione degli abbonamenti). Dunque, se fossi segnalato, la Rai mi potrebbe, anzi: un capostruttura potrebbe telefonarmi per chiedermi: «Come mai signor Massaro non paga l'abbonamento alla Rai?».
In attesa della telefonata, mi preparo una risposta che, lo sento, sarà bellissima.

[*] Pidocchiosi perché è l'unica tassa al mondo che per pagarla occorre pagare, o il bollettino alla posta o, peggio, cioè più caramente, scegliendo di pagarla via bancomat o via carta di credito o dal tabaccaio o dove si fottessero meglio a loro.

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