sabato 11 gennaio 2014

La strada è un'altra. Anche l'auto.

Ieri è stata la giornata dell'intervista a Marchionne. Per questo l'ho letta oggi, gratis.
Marchionne parla sia della vicenda che ha portato Fiat all'acquisizione di Chrysler, sia delle prospettive della nuova società che avrà un nuovo nome (chissà quale).
Marchionne fa anche delle promesse, sulle quali mi sembra ovvio mantenere la riserva. Vedremo, insomma, cosa sortirà dai «capannoni-fantasma, mimetizzati in giro per l'Italia», quali formidabili modelli di Alfa Romeo (da vendere poi non al mass market, bensì allo shit market inteso come mercato di nicchia).

Da notare due risposte interessanti.
Non vi sentite padroni di Chrysler, dunque?

"Qualcosa di più, di meglio. Abbiamo creato una cosa nuova. E da oggi il ragazzo americano che lavora in Chrysler quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra. 
Premesso che il ragazzo (operaio) americano prende la metà dello stipendio dell'uomo (operaio) americano, per converso, può il ragazzo italiano, che lavora per es. a Pomigliano, quando vede una Jeep Grand Cherokee da € 59.600, dire alla fidanzata che “è nostra”?
Quando è arrivato in Fiat si producevano un milione di auto in Italia, due milioni dieci anni prima, oggi appena 370 mila su un totale di 1,5 milioni di auto vostre. Come si può aver fiducia nel futuro dell'auto italiana in queste condizioni?

"Se ritorniamo al punto in cui Fiat doveva investire in controtendenza in questi anni di mercato calante, io non ci sto, perché se posso scegliere preferisco evitare la bancarotta. Peugeot ha investito, e oggi si vede che i soldi sono usciti, ma il mercato non c'è. In più bisogna tener conto che le auto invecchiano, e un modello lanciato (e non comprato) durante la crisi sarà vecchio a crisi finita, quando i consumi possono ripartire. No, la strada è un'altra".
La risposta di Marchionne mi fa capire perché io, dopo il 127 verde novecento a benzina, comprato usato nel '91 a un milione e mezzo di lire da un pensionato romagnolo (aveva 50mila km e dentro era come nuovo), non ho più pensato a comprare una Fiat senza per questo sentirmi mai un esterofilo. Tutte le auto invecchiano, ok, ma le Fiat non conoscono più questo problema da vent'anni, oramai. La cosa peggiore, tuttavia, è che, con tali parole, Marchionne dà del beota a chi ha creduto opportuno comprare Fiat da quando lui è alla guida. Inoltre, dichiara senza alcuna remora, che Fiat in questi anni non ha investito un euro in ricerca e sviluppo di nuovi modelli, ivi comprese nuove motorizzazioni ecologiche: ibride, elettriche, o a orina di ovini. Ché forse nei capannoni-fantasma, stiano elaborando l'utilizzo di tale carburante naturale chiamato pioggia dorata degli Agnelli?

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