sabato 4 gennaio 2014

La ricchezza delle nazioni

Car Concentrate
La ricchezza di una nazione è data da tanti fattori, uno dei quali è determinato dalla capacità di produrre manufatti, merci che poi, giocoforza, devono trovare mercati che li apprezzano come tali.
Senza farla troppo lunga: la Fiat è stata (oddio, parlo al passato) la principale industria italiana di manufatti, di merci affatto speciali: gli autoveicoli (autovetture, autocarri, autostop...). Durante la sua storia, la Fiat ha sempre fatto - giustamente - suo particolare vanto il presentare, di tanto in tanto, nelle varie epoche, nuovi modelli di autoveicoli, i quali - perlomeno quelli più significativi - sono stati (oddio, riparlo al passato) presentati in pompa magna presso le svariate autorità che hanno presieduto o governato il nostro beneamatouncazzo Paese. Li vedevi, gli Agnelli coi loro amministratori delegati, tutti orgogliosi mostrarsi sorridenti davanti ai fotografi e alle telecamere (anche con la Tempra e la Stilo mi pare lo fecero, ma per sicurezza dovrei fare una ricerchina e non ne ho voglia. Ammettiamo che) a dire, più o meno: «Ecco un prodotto made in Italy di cui bisogna, come italiani, andare fieri». Bravi. Grazie.
Avevo detto di farla poco lunga e quindi vengo al punto, che più che un punto è un vaticinio: con l'acquisizione e il controllo di Chrysler, gli Agnelli e il lor Ceo Marameo porteranno i nuovi modelli Cheysler-trattino-qualcosa-tranne-che-Fiat direttamente alla Casa Bianca. Al Quirinale, forse, in seconda battuta. Forse.

P.S.
Per i dettagli, consiglio due articoli, presi entrambi da Italia Oggi, uno e due. Dall'uno, mi piace riportare:
D. Cosa avrebbe potuto fare il governo per tutelare una maggiore presenza di Fiat in Italia?
R. Fino ad oggi si sono succeduti governi che hanno concesso alla Fiat tutto ciò che voleva, ma così facendo hanno fatto il male del gruppo. In dieci anni lo Stato ha speso – secondo dati del Sole 24 Ore – circa 1 miliardo e 700 milioni di euro in cassa integrazione per l'azienda torinese. Sarebbe bastato legare queste erogazioni, compresi i veri e propri aiuti di Stato, a dei paletti, così come quelli imposti da Barack Obama negli Stati Uniti a fronte dei prestiti concessi a Chrysler. Invece non si è chiesto niente in cambio. E la cosa peggiore è che questa classe politica, presa solo da discorsi sulla legge elettorale, sembra non accorgersi che l'Italia va sempre più incontro a una drammatica desertificazione industriale.

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