«È incontestabile che, sebbene sia - com'io credo - impossibile dare una spiegazione sociologica alla nascita del pensiero scientifico o all'apparizione dei grandi genî che ne rivoluzionano lo sviluppo- Siracusa non spiega Archimede meglio di quanto Padova o Firenze non spieghino Galileo - pure questo stesso sviluppo ha bisogno di condizioni sociali determinate. La scienza non si sviluppa nel vuoto; i sapienti sono uomini, hanno bisogno di vivere e come ci ha già detto Aristotele, hanno bisogno di tempo libero. E affinché le leisured classes, od almeno una parte delle leisured classes, impieghino il loro tempo libero con l'esercizio del pensiero scientifico e non con altre mille cose alle quali possono dedicarlo, occorre che fra le leisured classes, e forse anche fra quelle classi che non lo sono, il possesso del sapere scientifico appaia desiderabile, sia circondato di rispetto e anche di prestigio. A queste condizioni soltanto si possono creare le scuole scientifiche, senza la cui esistenza lo sviluppo della scienza è rigorosamente impossibile (per fare avanzare la scienza bisogna prima apprenderla, e per apprenderla bisogna avere qualcuno che la insegni: inversamente, per insegnare la scienza bisogna avere qualcuno che la impari); solo a queste condizioni può formarsi l'ambiente simpatetico e comprensivo che sostenga lo sforzo del sapiente, testimoniandogli interesse, e costituisca il pubblico al quale indirizzarsi. Nonostante tutte le dichiarazoni orgogliose che affermano il contrario, non si parla quando non c'è nessuno per leggerci».
Alexandre Koyré, Dal mondo del pressappoco all'universo della precisione, Einaudi, Torino 1967 (pag. 70)
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