domenica 19 aprile 2009

Repubblica podologica



Il servilismo della conduttrice di Domenica in ha suscitato, giustamente, molta indignazione. Tuttavia, non capisco dove sia lo scandalo: che differenza intercorre infatti tra una simile cortigianeria e il lavoro quotidiano di un Bonaiuti, Cicchitto, Gasparri, Capezzone, Bondi, Fede, Giordano et similia?
Anche ammettendo (ma non concedendo) che Berlusconi non si sia manco accorto di tale zelo, il punto è: come può un uomo della nostra era democratica tollerare che un altro uomo, o donna, possa abbassarsi a cotanta infamia pur di servirlo, adularlo, ossequiarlo, osannarlo? Ricordate le famose intercettazioni tra Berlusconi e Saccà? No, non per il contenuto, ma per il tono. Infatti, ciò che a me più colpì di tale "telefonata" non furono tanto le "raccomandazioni" per questo o quello, ma il tono da servo della gleba che Saccà tenne durante il colloquio nei confronti del suo interlocutore.
Io non so come sia avvenuto che, dopo più di sessant'anni di democrazia, in una repubblica si possano tollerare simili atteggiamenti servili nei confronti del potere: di qualsiasi potere. Lo scandalo però, a mio avviso, non si trova tanto nel fatto che qualcuno (la maggioranza) del popolo si faccia gregge per qualche pastore [vedi la magnifica epigrafe malviniana], ma nel fatto che il pastore democratico accetti di governare un gregge e non un popolo di cittadini. Fuor di metafora: che un uomo si circondi solo di leccapiedi: questo è il vero scandalo berlusconiano. E che questo non faccia specie alla maggioranza degli italiani è il dramma della nostra storia repubblicana.

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