lunedì 27 aprile 2009

Ceronetti e la pioggia



Breve premessa. Io voglio bene a Guido Ceronetti. È stato ed è un mio maestro. Attraverso i suoi libri ho conosciuto altri libri, altri mondi*. Avevo circa vent'anni quando lo elessi a mio punto di riferimento "culturale". Seguivo con avidità i suoi articoli su La Stampa e rincorrevo tutte le sue pubblicazioni. Addirittura, in un periodo della mia vita, ero diventato un ceronettiano quasi perfetto: bevevo solo tè verde (bancha), mangiavo solo vegetariano (macrobiotico). Ho visto alcune sue rappresentazioni marionettistiche a Firenze (piazza Ognissanti, consolato francese: saremo stati si e no venti persone); e una volta, al Punto Macrobiotico d'Arezzo, mentre mangiavo il mio piatto misto, eccolo entrare a fare la spesa. Pieno di entusiasmo, ricordo che mi precipitai a stringergli la mano, facendo anche una discreta figura di merda. Egli mi disse: «Mi scusi, devo prima andare in bagno; sa, sono debole di reni». Ma poi mi dette udienza, mi anticipò l'uscita di un suo libro (La fragilità del pensare). Fu molto cortese, insomma (penso tuttavia, e a ragione, che se ero una bella figliola avrebbe preferito e magari si sarebbe anche seduto a mangiare con me. Lo capisco, anch'io al suo posto avrei fatto altrettanto).
La premessa è stata lunga, ma mi premeva perché non vorrei che ciò che vado a dire fosse frainteso.
Bene, ieri è apparso sulla Domenica del Sole 24 Ore (giornale dove ora pubblica maggiormente i suoi interventi con la rubrica La pazienza dell'arrostito, titolo, tra l'altro, di un suo famoso libro adelphiano) un articolo dal titolo «Gli assassini del clima».
Col suo tipico stile, Ceronetti questa volta si lamenta del troppo piovere. Leggiamo:

«Clima. Infame clima. E la terra che trema. E le bugie padrone del campo - a poco a poco. Non venitemi a dire che è "normale": non è normale, es una mierda, direbbe Luis Buñuel. E lo faccio mio, sommerso dai dubbi come lo scafo rotto del Titanic dalla tenebra atlantica. Quid est veritas? Lo stupido inverecondo è tuttora là che ripete, multibuccale: "Italia Paese del sole". Da novembre l'entità Sole è nascosta, lungo tutta questa strisciona mediterranea. Tra poco è kalendimaggio, cortei bagnati (ma chi ancora ci va merita d'inzupparsi), e piove a ripetizione, tutto quel che resta di campi sono come risaie inondate, ci puoi seminare i tuoi bottoni delle tue camicie. In sei mesi io conto su una mano di quattro dita le giornate del famoso sole italico!».

Ecco, quello che vorrei far notare è che alcuni anni fa, il Nostro si lamentava per ragioni opposte, ossia per il non piovere, per l'assenza di pioggia. Come Guccini cantava «Ma dove sono andate le piogge d'aprile», anche Ceronetti si prestava col suo acume ad un'erudita danza della pioggia. Ora non ho tempo di trovare i riferimenti bibliografici, ma vi garantisco che le cose stanno in questi termini.
Per carità, niente di male. Si può (a volte si deve) cambiare idea. Come diceva, mi pare Scalfari (cito a memoria) a forza di essere coerenti si rischia di diventare imbecilli.
Ciò che m'infastidisce è che Ceronetti non ricordi le sue posizioni diametralmente opposte a queste odierne. Non può essersi dimenticato di ciò che ha, a più riprese, scritto. Anche perché, in finale di articolo, dice:

«La più accreditata Metereologia dava per certa, qualche anno fa, un'Italia centro-meridionale in regime pluviale ridotto al minimo e del tutto insufficiente: ora gli incombe un plumbeo implacabile di cielo iperorinatoriale che fa pronunciare specifiche imprecazioni a viti, olivi, girasoli, case, giornali, e impedisce di metter fuori ad asciugare sulle corde calzini e mutande di buona e mala ventura» [troppo forte].

Eh no, caro Guido, non si può scaricare sui metereologi la colpa di cattive previsioni a lungo termine. Certo, questa pioggia ha rotto le palle, ma pensi a quanto è stata da Lei invocata. Dunque, suvvia: cappello, ombrello, giornali e libri sottobraccio. Il sole si riaffaccerà.

*Posso dire con franchezza che questo blog tenta di percorrere una strada analoga a quella della rubrica (poi divenuta libro) Tra pensieri che, nel 1990 mi pare, Ceronetti inaugurò su La Stampa allora diretta da Paolo Mieli.

2 commenti:

amatamari© ha detto...

Ogni età ha le sue avversità...

:-)

Luca Massaro ha detto...

Già. E poi credo che dal suo buon ritiro a Cetona la pioggia sia effettivamente fastidiosa e la si subisca come una condanna più che in città (dove allo sgocciolìo ci si difende meglio, soprattutto se dotata di portici).

:-)