Sono un po' di giorni (gironi) che fatico a seguire la cronaca. Gli cammino a fianco, ne sento il rumore di fondo, come quando capita la fortuna di addormentarsi con, alla finestra, il fluire di un fiume. La ragione principale è che ho avuto poco tempo di leggere quotidiani; i telegiornali li evito accuratamente; la radio mi annoia; sulla rete preferisco soffermarmi nella lettura dei miei amati link (vedi il fianco sinistro) e le varie news le sfioro senza approfondire. Certo, se qualcuno mi domandasse quali sono i temi principali di questi giorni saprei più o meno rispondere, melenso, come un concorrente di una trasmissione a quiz. E dunque, la Veronica, la febbre suina, la Fiat in America, le prossime elezioni, le ormai marginali macerie abruzzesi eccetera. E mi chiedo: di tutto questo accadere cosa tratterrà il colino della storia?
Le rondini sono tornate. Stamani alle sette (6 gradi) ne ho viste tre o quattro perplesse sui fili della luce a domandarsi (a domandarmi) quando questa pioggia e questo freddo finirà. Se i lombrichi avessero ali anch'esse avrebbero la pancia piena, mi dicono sorridenti le galline e i merli.
Intanto, come se non bastasse la mia disordinata libreria, mi riempo la casa e la macchina di libri comprati e presi a prestito: fra questi spiccano due poeti (Luciano Erba, Elio Pagliarani) che, se ancora la poesia avesse uno spessore culturale paragonabile a quello di un mezzo secolo fa, sarebbero cantati nelle strade al posto del mortorio musicale e rintronante delle canzonette annebbia pensiero. E poi un sorprendente libro trentottenne scovato in un angolo della biblioteca cittadina: Ateismo nel cristianesimo di Ernst Bloch (Feltrinelli, 1971) di cui, nel concludere, riporto questa strepitosa epigrafe:
Pensare è varcare le frontiere.
Il meglio della religione è che essa suscita eretici.
Religione è re-ligio, legame all'indietro con un mitico Dio dell'origine, della crazione del mondo; perciò l'Esodo, la compresa professione dell'«Io sarò quello che io sarò», del cristianesimo del figlio dell'uomo e dell'eschaton non è più religione.
Solo un ateo può essere un buon cristiano, solo un cristiano può essere un buon ateo.
Decisivo: un trascendere senza trascendenza.
Dies septimus nos ipsi erimus. [Il settimo giorno saremo noi stessi] Agostino.
Le rondini sono tornate. Stamani alle sette (6 gradi) ne ho viste tre o quattro perplesse sui fili della luce a domandarsi (a domandarmi) quando questa pioggia e questo freddo finirà. Se i lombrichi avessero ali anch'esse avrebbero la pancia piena, mi dicono sorridenti le galline e i merli.
Intanto, come se non bastasse la mia disordinata libreria, mi riempo la casa e la macchina di libri comprati e presi a prestito: fra questi spiccano due poeti (Luciano Erba, Elio Pagliarani) che, se ancora la poesia avesse uno spessore culturale paragonabile a quello di un mezzo secolo fa, sarebbero cantati nelle strade al posto del mortorio musicale e rintronante delle canzonette annebbia pensiero. E poi un sorprendente libro trentottenne scovato in un angolo della biblioteca cittadina: Ateismo nel cristianesimo di Ernst Bloch (Feltrinelli, 1971) di cui, nel concludere, riporto questa strepitosa epigrafe:
Pensare è varcare le frontiere.
Il meglio della religione è che essa suscita eretici.
Religione è re-ligio, legame all'indietro con un mitico Dio dell'origine, della crazione del mondo; perciò l'Esodo, la compresa professione dell'«Io sarò quello che io sarò», del cristianesimo del figlio dell'uomo e dell'eschaton non è più religione.
Solo un ateo può essere un buon cristiano, solo un cristiano può essere un buon ateo.
Decisivo: un trascendere senza trascendenza.
Dies septimus nos ipsi erimus. [Il settimo giorno saremo noi stessi] Agostino.
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