«Se ognuno di noi confessasse il suo desiderio più segreto, quello che ispira tutti i suoi progetti e tutte le sue azioni, direbbe: “Voglio essere elogiato”. Nessuno però vi si lascerà indurre, giacché è meno disonorevole commettere un abominio che proclamare una debolezza così miserevole e umiliante, nata da un sentimento di solitudine e di insicurezza del quale soffrono, con uguale intensità, i reietti e i fortunati. Nessuno è sicuro di ciò che è, né di ciò che fa. Per quanto convinti dei nostri meriti, siamo rosi dall'inquietudine e, per vincerla, non chiediamo che di essere ingannati, di ricevere approvazione ovunque e da chiunque. Un buon osservatore scopre sempre una sfumatura di supplica nello sguardo di chi abbia portato a termine un'impresa o un'opera, o semplicemente si dedichi a un genere qualsiasi di attività. La malattia è universale; se Dio ne sembra indenne, è perché, ultimata la creazione, non poteva aspettarsi lodi, per mancanza di testimoni. È vero però che se le è tributate da sé, e alla fine di ogni giornata!».
E.M. Cioran, La caduta nel tempo, Adelphi, Milano 1995
Suggerimento assurdo per Repubblica e altre testate giornalistiche antiberlusconiane: perché non provate profondervi in elogi sperticati dell'uomo in questione cominciando a lisciargli il pelo (rifatto) ancor più e meglio di quanto facciano un Bel[?]pietro o un Capezzone? A mio avviso tale condotta provocherebbe, in breve tempo, effetti devastanti.
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