domenica 17 gennaio 2010

Candide domande 2.

a marimari
Chissà da quanto tempo la nostra specie “costruisce mentalmente” immagini di esistenze post-mortem... A mio avviso, e lo dico da una posizione girardiana, da quando è stato commesso il primo omicidio fondatore. Da quando, cioè, il gruppo di ominidi si è scagliato su una vittima ritenuta arbitrariamente responsabile della violenza reciproca che li sconvolgeva. Il passaggio dal tutti contro tutti al tutti contro uno instaura concordia, ordine, gerarchia. La vittima-colpevole diventa il dio che riporta la pace, l'armonia: nasce il suo culto, nasce il rito, nasce la "religione", la struttura. Di tanto in tanto, per qualsiasi crisi (carestia, malattia, eventi catastrofici) si ripete il rito fondatore: si cercano nuove vittime, pharmakoi, individuate, generalmente, nei diversi, negli ‘stranieri’. Tutto questo canone fondatore è stato individuato in ogni tipo di società umana primitiva e riportato con chiarezza dagli studi e dalle ricerche dei padri dell'antropologia (Frazer, Malinowsky, Turner, Lévi-Strauss, Burkert).
Ora, mi chiedo per proseguire il discorso avviato nei commenti al precedente post: a cosa sono serviti questi dèi mortali che esistevano veramente nelle menti dei nostri antenati se non a una funzione sociale, di tenuta della comunità? Abbiamo oggi noi bisogno di questi dèi?
Se si prende Girard, il Dio raccontato dalla scrittura giudaico-cristiana è un Dio diverso: un Dio che, gradualmente, rifiuta sacrifici umani prima e sacrifici tout court poi... fino a all'estremo sacrificio di suo figlio, momento del disvelamento delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo. La Croce simboleggia, appunto, che dietro ogni vittimizzazione si nasconde una persecuzione di cui noi siamo i responsabili. Mi hanno accusato senza alcuna ragione, grida Gesù, se non quella - politica - di provare a uccidere un uomo per ripristinare l'efficacia del meccanismo vittimario. Meccanismo che, pare, dalla morte di Gesù Cristo si è inceppato e che non funzioni più perché, attraverso il suo estremo sacrificio, egli ci ha resi consapevoli che la nostra violenza ci riguarda e non è imputabile al altri.
Il meccanismo vittimario, ricordiamolo, per funzionare ha bisogno, necessariamente della partecipazione e della credenza di tutti, compresa la vittima che, come Edipo, deve vomitare se stessa; mentre i racconti della Passione ci mostrano che Cristo rifiuta le accuse attribuitegli ma altresì che, per non cadere a sua volta in una spirale violenta, si lascia crocifiggere senza opporre resistenza nel fuggi fuggi generale dei suoi discepoli.
Da questo breve excursus si evince (evinco, parlo per me) che ogni religione, ogni Dio è un dio inventato dalla mente umana. Ora, il Dio giudaico-cristiano può anche avere, per certi aspetti, una valenza particolare. Mi sta anche bene accettare che la Passione sia il racconto definitivo di ogni vittimizzazione, e che Gesù Cristo insegni una volta per tutte come comportarsi, cosa dire per non essere carnefici di altri o di se stessi. Mi sta anche bene che la forza dimostrata nel racconto evangelico infonda speranza concreta nei momenti di difficoltà umana, e che Cristo diventi nostro fratello e che il suo esempio sia, qui e ora, il Paracleto, ossia il nostro Avvocato di difesa. Ma non mi sta bene credere in tutto quello che è ultra-mondano, che tutto quello che - beh, la mia mente non riesce a rifiutarlo in toto, ahi meme indelebile! - eventualmente ci sarà post-mortem sia possibile, perché tutta la costruzione della vita dopo di noi è immaginazione, e non serve altro che a consolare la nostra mente bambina. La mia carne (poca carne attaccata all'osso) potrà anche risorgere e se così sarà (vedi? non riesco a non provare a immaginarlo!) la prima cosa che farà sarà domandare il perché di tutto questo immenso spreco di spazio, di tempo, di vita e di energia, di questo universo sterminato, per assistere e, infine, a giudicare le nostre misere vicende di attori non protagonisti.

P.S.
Ho scritto di getto, come se fossi stato dentro un confessionale avente una finestrella dove Lui è (voi siete) il mio Grande Fratello.

3 commenti:

marimari ha detto...

... quasi concorde,, anche se credo che oltre il dio vittima sacrificale o fratello o giudice ci sia stata un'enfatizzazione della sua figura che, specie in passato, serviva come sedativo e aggregazione delle folle,, uomini che invece di vagare come satelliti fondassero la propria esistenza su solidi valori come il lavoro, la famiglia specialmente, e se ci pensi quasi tutti i veri e giusti valori (di quasi tutti) sono diretta discendenza della dottrina cristiana. La famiglia come aggregazione per continuare la specie umana, il lavoro come realizzazione dell'uomo 'giusto', il condurre una vita onesta per avere un premio dopo la vita terrena,, ma allora siamo stati tutti 'gabbati' da questa sorta di plagio educativo? senza la dottrina di dio saremmo tutti ma proprio tutti scardinati da qualsiasi valore? e come mai esiste spesso correlazione tra l'essere molto o poco credenti e il livello di istruzione? o come mai spesso dopo un lutto o un grave trauma si diventa credenti o molto credenti? credo che si sia resa necessaria questa figura per trovare ogni spiegazione dell'inspiegabile, guidare, dirigere promettere una esistenza migliore come premio di una 'giusta' vita,,, probabilmente tutto solo un'invenzione,,, necessaria sia per crederci e pure per non crederci... ciao luca (scusa la battitura, la tastiera non collabora...)ps: grande fratello?'''':)

paopasc ha detto...

Straordinario pezzo Luca.
Anche io sono di questo avviso: abbiamo bisogno della causa di tutte le cose e che non sia possibilmente un eterno ritorno.
Io non confonderei però necessariamente i valori per la conduzione in un certo modo della società e l'esigenza di avere una causa prima. Direi che esistono entrambe le necessità e che l'una giustifica l'altra, come giustificherebbe ogni cosa, come si può ben vedere anche oggi. La causa prima giustifica ogni cosa e è una credenza radicata all'osso.
Io penso abbia a che fare con la nozione di assoluto, tra cui bene e male assoluti, e che per questa via, dopo aver sottratto all'assoluto un po' della sua indifferenza alle cose umane lo si sia convinto a piegarsi a una volontà propria: ma ogni gruppo sociale poteva avere il suo Dio, e questo è fondamentale. All'interno di quella possibilità un Dio buono ha avuto un enorme successo, però, a onor del vero, anche un Dio inflessibile e meno buono l'ha avuto.
Alle tue domande storiche non-rispondo così: Haiti, i derelitti si scannano tra loro per un tozzo di pane: son credenti in qualcosa?
La vita inutile: mi spieghi che ci stiamo a fare se tutto è inutile? Per infastidire gli altri, tirandogli le mollichelle? Io un po' di utilità la fingo: anche se non ci credo, in parte aiuta.
poi ti dirò perchè.

Luca Massaro ha detto...

@ Paolo.
Aspetto :-)