«La mattina dopo il pittore tolse dalla cartella i suoi paesaggi, e ne cadde fuori per primo tutto un autunno, poi un inverno, gli umori diversi della natura tornavano a vivere. “Come questo è poco, rispetto a tutto quello che ho visto! Tanto veloce è l'occhio di un pittore, tanto lenta e pigra è la sua mano. Quanto devo ancora lavorare! Spesso mi sembra di impazzire”».
Robert Walser, I fratelli Tanner, Adelphi, Milano 1977 (traduzione di Vittoria Rovelli Ruberl).
No, Lucas non impazzisce. Definisce nel suo lento camminare – le mani dietro col pollice come segnalibro in uno dei racconti della Flannery O'Connor – i contorni delle nubi che, invano, cercano di celare il sole dietro l'orizzonte.
Noci che cominciano a denudarsi dal fogliame; fogliame che ammorbidisce il passo; il passo che ora si sveltisce, aiutato da un improvviso spiro alcalino.
La presenza di una voce mai udita cammina insieme a lui per registrare il respiro dell'autunno. Uno scoiattolo scappa, poco distante, sale su un cipresso affaticato dalla polvere della strada. Rumori zero. Odori milioni.
«La vita che salvi può essere la tua». Lucas ride della sua scarsa intelligenza morale. L'Aquinate gli è sempre rimasto indigesto dato che non ha mai tentato di mandarlo giù con un nocino.
Tre sono le anime.
«Dico che le potenze dell'anima sono di cinque generi; tre le diverse anime e quattro i modi distinti di vivere. La ragione di tale diversità sta in questo che le diverse anime si distinguono a misura che la loro operazione trascende l'operare della natura corporea. La natura corporea, infatti, soggiace all'anima e a lei si paragona come la materia e lo strumento. C'è quindi, un'operazione dell'anima la quale trascende talmente la natura corporea da non aver bisogno neppure dell'organo corporale per esercitare la sua funzione, e tale è l'operare dell'anima razionale. C'è, peraltro, un'altra operazione q questa inferiore, la quale si esercita mediante l'organo corporeo, ma non attraverso una qualità corporea, quale sarebbe l'operare dell'anima sensibile; giacché, sebbene le qualità corporee siano richieste per l'operazione dei sensi, tuttavia, perché l'anima sensitiva proceda nel suo operare non ha bisogno di esse, le quali, invece, sono richieste unicamente in funzione dell'organo come debita disposizione di questo. L'infima, peraltro, delle operazioni dell'anima è quella che si esercita attraverso l'organo mediante l'energia della qualità corporea. Però, anche questa trascende l'operare della natura corporea, giacché le mozioni, o i movimenti, dei corpi sono impressi da un principio esterno, mentre queste ultime operazioni (essendo vitali) procedono da un principio intrinseco: ciò che è comune a tutte le operazioni dell'anima. Ogni animato, o vivente, muove in certo qual modo se stesso; e tale è l'operare dell'anima vegetativa. La digestione, invero, e tutto ciò che l'accompagna, avviene strumentalmente per l'azione del calore».
S. Tommaso d'Aquino, Summa teologica, I, q. 78, a. 1
Lucas pensa che sarebbe stato meglio rileggere Tommaso durante il solleone. Ma non importa. L'importante è la conferma che le anime sono tre. Ma se esse sono realmente tre, quante probabilità ci sono di ricongiungerle con un altro tris d'anime perso nel mondo indifferente? Da quale anima poi far partire la conoscenza per cercare di intrecciarle, le anime, di fonderle, per entrare in contatto, realmente, con un'altra vita?
La voce... Lucas si china e raccoglie una noce. La rompe, ne estrae il seme, lo mangia masticando lentamente; nel mentre, avvicina alle orecchie le due metà del guscio. Riecco la voce, la voce delle anime, una noce.
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