Lucas, ti sei svegliato inquieto: la notte non aveva concesso il beneficio di un sonno profondo e i sogni ti avevano portato nei pressi di un ponte dove, per passare, dovevi pagare il pedaggio a una cassiera dagli occhi dello Ionio, la quale sosteneva che i tuoi erano soldi falsi; tu eri lì, a mezza strada, tra una riva e l'altra, e non sapevi che fare, quando un sorriso s'impose alla tua bocca bisognosa di un bicchier d'acqua, di un morso di cioccolata fondente, di un caffè. Era la valuta giusta e tu, così, hai potuto attraversare un fiume carico di pioggia per ritrovarti con la tua auto circondata da un gregge di cupi motociclisti che impedivano, alla stazione di benzina, qualsiasi rifornimento. Hai proseguito a piedi. Un pittore in pensione ti ha salutato mentre faceva un affresco sotto un portico scalcinato: un asino che portava sopra un povero Cristo, ma i rami dell'olivo ormai erano secchi e qualcuno, là in fondo nella piazza, li stava usando per accendere un fuoco che spezzava la fredda umidità del mattino di ottobre. Ti sei avvicinato: intorno gente presa da agitazione alimentava il fuoco con ulteriori fascini consistenti di castagno, di carpino, di querciolo. La vampa ora è alta, molti intorno cominciano a cantare canzoni irresolute. T'impaurisci e qualcuno se ne accorge: «Io ti ho visto da qualche parte o uomo» ti indica alla folla una fanciulla senza volto. «Non so, non capisco quello che vuoi dire» hai risposto balbettando. «Sì, sì è proprio lui: è uno di quelli». Ma tu di nuovo hai ribadito le tue perplessità. Ma ecco che, in numero crescente, molti hanno preso a sbeffeggiarti, a dirti: «Tu sei certo uno di quelli, e d'altronde sei un blogger». Allora ti sei incazzato, hai preso a imprecare e a giurare: «No, io non conosco l'uomo di cui parlate». Di lontano senti l'arrivo di una sirena della polizia che arriva di volata e la folla si disperde, come i corvi al passare delle auto sulla strada. Tu resti lì, incerto, con una gran voglia di piangere. Nessuna morte renderà la vita, nessuna. «Meglio trovarsi tra i perseguitati, che tra i persecutori». Ti guardi intorno e c'è rimasto solo il fumo da abbracciare. Chiudi gli occhi per spremere le lacrime. Un cane passa, tu lo segui: la direzione è giusta.
Noticina.
Mi sembra fuori luogo indicare che la scena finale è, pressoché, un calco del rinnegamento di Pietro (Marco, 14, 66-72); ma lo faccio lo stesso per poter aggiungere che l'ultima frase tra virgolette in corsivo riportata è di Danilo Kiš, Clessidra, Adelphi.
1 commento:
Abbracciamo tutti i giorni il fumo:è la sostanza di cui sono fatti i nostri sogni.
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