venerdì 22 ottobre 2010

Lasciare liberi i possibili

«Il filosofo ha la funzione, il filosofo si cura e ha la passione di proteggere al meglio il possibile, preserva il possibile come un bambino, lo avvolge come un neonato, è il guardiano delle sementi. Il filosofo è il pastore che pascola, sulle alture, il gregge confuso dei possibili, pecore pregne e tori frementi, il filosofo è il giardiniere, incrocia e moltiplica le varietà, salvaguarda la macchia boschiva primitiva, veglia sul tempo delle intemperie, portavoce dei tempi nuovi della storia e della durata, vacche grasse e vacche magre, il filosofo è il pastore della molteplicità.
Il filosofo non ha più ragione, non custodisce né l'essere né la verità. Il politico ha la funzione di avere ragione, lo scienziato ha la funzione di avere ragione, ci sono abbastanza funzionari della verità perché non se ne aggiungano altri, il filosofo non si circonda di verità come di una corazza o di uno scudo, non canta né prega per arrestare la paure notturne, desidera lasciare liberi i possibili. La speranza sta in questi margini, e anche la libertà».
Michel Serres, Genesi, Il Melangolo, Genova 1988 (pag. 97, traduzione di Gaspare Polizzi).

Sostituire la parola blogger al filosofo, pensa Lucas, questa la sua massima ambizione. Lasciare liberi i possibili modi di essere, quali essi siano. Ma i possibili sono possibili?
Scrive Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (13,12):  «Videmus nunc per speculum in aenigmate, tunc autem facie ad facies». Allora o è ora o non è. Lo specchio è qualcosa che riflette non enigmi, ma facce che ti seguono ovunque e non sempre sono le tue, mormora Lucas. È nello specchio che il possibile altro si manifesta; ma non basta la comprensione intellettuale per coglierlo, per catturarlo, per sentirlo nostro: occorre un brivido di compartecipazione, di ritrovata unità. Sfilarsi il doppio di dosso, farne bucato, restituirlo alla luce, appenderlo «su fili e su ali, al vento e al caso [e] col favore di una musa» asciugarlo per reindossare i panni di colui che ha vissuto finora per conto nostro: la vita va avanti,

La vita va avanti! La fita fa afanti!”
gridavan di naso novanta elefanti
o meglio sessanta, di cui trenta affranti,
tra anziani ed infanti non erano venti,
un sol pachiderma barriva tra i denti,
nessuno fiatava: da sempre era immerso
nel pieno silenzio l'immenso deserto.
Toti Scialoja, La mela di Amleto, Garzanti, Milano 1980

Lucas parla per enigmi: è l'unico modo per risolversi.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

enigma: comunque prevede una soluzione, seppur difficile da svelare
labirinto: un rimando continuo di percorsi già battuti, solo in parte nuovi, ma, come nelle immagini di Escher, non se ne esce, perchè siamo pur sempre esseri finiti, con limiti invalicabili
tra i tuoi enigmi e i miei labirinti siamo proprio indecifrabili a noi stessi, ma val la pena non smettere mai di esplorarne i significati, anche quando gli stessi cambiano quasi sotto i nostri stessi occhi
buon viaggio interiore, viandante...
chissà che non ci si possa incrociare, a qualche crocicchio

Luca Massaro ha detto...

Grazie mille carissima... ci incroceremo magari a qualche filare di vite, dopo una vendemmia tardiva.
:-)