venerdì 1 ottobre 2010

«Orcoddio»


Le client: Dieu a fait le monde en six jours et vous, vous n'êtes pas foutu de me faire un pantalon en six mois.
Le tailleur: Mais, monsieur, regardez le monde e regardez votre pantalon.

Samuel Beckett, Le Monde et le Pantalon, Minuit, Paris, 1989







Proviamo a immaginare che le client sia il cittadino italiano e le tailleur Berlusconi.
Chi scrive, lo sapete, non è mai stato tenero con l'attuale capo del governo. Tuttavia, vedendo poco di quel tanto che la rete e la tv passa dell'imago berlusconiana, mi son sentito come preso da una sorta di comprensione per quest'uomo storico, quest'uomo che ha avuto ed ha tanta presa sul reale e sull'immaginario di milioni persone. Comprensione e compassione perché lui è il protagonista assoluto del fare il pantalone su misura per l'Italia, ma l'Italia – per definizione – è sempre stata di una taglia sfuggente, imprevedibile, scostante. L'Italia, quel che essa è stata nel corso della sua tribolata ma magnificente storia, non è mai stato un paese del Bengodi, un paese felice con una storia normale, canonica, come può essere una fiaba dei fratelli Grimm (sensi nascosti a parte). L'Italia è un romanzo del mondo, un romanzo marginale da molti anni beninteso, un'opera aperta, con una società chiusa, un esperimento per questo cazzo di pianeta incompiuto lui-même. Proiettate l'immagine di questo paese nello spazio, sminuzzatene i contorni, sbriciolatene i rilievi e vi accorgerete che noi italiani, come pochi altri al mondo, abbiamo la fortuna di vedere come si trasforma l'oro in cenere. O Africa pigia, pigiaci su, schiacciaci presto sulle Alpi, fa di noi un calzino bucato e afflosciato, comprimi il nostro fallito paradiso.

Quest'uomo va aiutato, quest'uomo va assecondato e sostenuto: che le nostre amorevoli mani lo consolino in misura molto maggiore di quelle del fido poeta già ministro della Cultura. Accompagniamolo nel dolce sonno e nel quieto incubo in cui l'Italia è trascinata. Che volete, non ha avuto tempo, non ha avuto modo di esprimere se stesso fino in fondo. Il suo volto bifronte, tra il ghigno di chi vuole 'imporre le sue leggi e la leggerezza di chi cerca solo un sorriso presso un pubblico di terz'ordine, è l'espressione migliore per smetterla con l'illusione che l'Italia possa un giorno diventare un paese normale. L'Italia è fuori dalla norma, l'Italia è anormale. L'Italia – bisogna comprenderlo una volta per tutte – ha bisogno di un sostegno, ha bisogno di essere di nuovo invasa da qualche vero Napoleone estero, o dal novello Reich. Il nostro è un destino di sudditi, dacché essere citoyens è un compito troppo difficile per uomini e donne abituati a metterselo nel culo reciprocamente, tanto ci pensa sempre qualcuno, un papa, un re, un duce, un cavaliere a governare la nazione. E io, lo confesso, sono in questo stato. Sputatemi pure addosso, ma voglio che quest'uomo che si piega all'indietro dicendo «Orcoddio» vada fino in fondo nel peggiorare il peggiorabile. Alla fine del suo percorso (perché prima o poi avrà una fine, come una stella nana) forse, se Dio esiste in qualche angolo di cielo, bestemmierà anche lui, e questa volta per davvero ridere.

2 commenti:

Marco Fulvio Barozzi ha detto...

"Questo è puro catastrofismo, che noi, come forza politica responsabile, nella misura in cui, analizzando il contesto, lo scappellamento della supercazzola prematurata, condanniamo con un accorato appello, anzi un severo monito, a che si contestualizzi il contesto e si venga incontro finalmente ai veri bisogni del mondo produttivo e si dia inizio un circolo virtuoso di efficacia ed efficienza".
Hai perfettamente ragione, Luca. L'italiano è irredimibile a meno di una catastrofe.

Devarim ha detto...

E nessuno che dice che la vera ontenzione è offendere una donna!