lunedì 18 ottobre 2010

Tutto e niente


«Alla domanda: “Insomma, che cos'è che ci rende servi nel sistema conformistico?” potremmo rispondere altrettanto bene con “tutto” e “niente”.
Con “tutto”. Infatti, basta che usciamo di casa, anzi, basta anche solo che ci svegliamo, per trovarci subito circondati da sciami di quelle sirene seduttrici che ci comandano e che costituiscono oggi il nostro mondo: dai milioni di apparecchi, modi di dire, usanze, opinioni e beahaviour patterns che mettono in mostra il loro fascino, che ci chiamano in coro assordante: “Prendimi!”, “Obbedisci alle mie voglie!”, “Lasciati coinvolgere!”, e che, ancor prima che sappiamo dove si va, già ci hanno trascinati nella loro corrente. E noi alle loro voglie ci stiamo, noi ci lasciamo trascinare, noi andiamo con loro, senza restare minimamente sorpresi dalla violenza della loro accoglienza, al contrario: nulla ci sembra più naturale che lasciarci trascinare in questo groviglio; nulla più naturale che vedere, in queste creature sireniche, il “nostro mondo”; e ci pare persino giusto che chi oppone resistenza finisca per sentire dalla bocca della psicologia, che sta sempre dentro questo groviglio, nel ruolo di giudice, ch'egli è inabile, poorly intergrated o addirittura sleale.
E tuttavia possiamo anche rispondere con “niente”. Ma ovunque tendiamo l'orecchio, non sentiamo mai la voce di un’istanza centrale, che pretenda incondizionatamente da noi che nuotiamo con gli altri in questa corrente. E se talvolta protestiamo, sbattendoci per la disperazione, che non vogliamo lasciarci trascinare con gli altri nella corrente, che non ne abbiamo bisogno, che non lo dobbiamo, che nessun dio ce l'ha ordinato – dove poi starebbe scritto che dovremmo credere, gridare e comprare insieme a tutti gli altri –, allora non abbiamo solo pienamente ragione, a volte accade persino che ci venga data ragione, che quelli che come noi vengono trascinati senza far resistenza ci diano ragione.
Cosa che tuttavia non dobbiamo fraintendere o magari approvare. Quelle vittime infatti ci applaudono non perché anch'esse si sentano inquietate dalla mancanza della voce che comanda in ultima istanza, ma al contrario perché in questa mancanza vedono la giustificazione della loro incapacità di resistenza e la fonte giuridica della loro buona coscienza. In altre parole: per quanto lo facciano senza scrupoli né freni, le vittime si agitano con gli altri solo perché vivono nella certezza di agitarsi spontaneamente; e sono così certe di questa loro illusione solo perché da nessuna parte si mostra una istanza centrale di comando, perché il deus del loro sistema resta muto e absconditus, e perché fraintendono come non-esistenza questa impercettibilità del loro dio, dunque proprio così come il loro dio si augura di essere frainteso. Infatti, in verità, quest'ultimo resta absconditus e quindi impercettibile perché sa di essere al colmo della potenza se resta celato dietro le quinte; e che, se non si fa percepire, assicura nel modo migliore la totalità del suo dominio.
Dunque:
Quanto più totale è un potere, tanto più muto il suo comando.
Quanto più muto un comando, tanto più naturale la nostra obbedienza.
Quanto più naturale la nostra obbedienza, tanto più assicurata la nostra illusione di libertà.
Quanto più assicurata la nostra illusione di libertà, tanto più totale il potere.
Questo è il processo circolare, o a spirale, che la società conformistica mantiene e che, appena essa si è messa in moto, continua automaticamente a perfezionarla».

Günther Anders, L'uomo è antiquato. Sulla distruzione della vita nell'epoca della terza rivoluzione industriale, Bollati-Boringhieri, Torino 1992 (pag. 130-132, traduzione di Maria Adelaide Mori).

È indubbio, Lucas è dentro tal processo circolare, sia concedendosi che rifiutandosi. D'altra parte il mondo è questo, non esiste un sopramondo, una posizione totalmente diacronica ove osservare, da aiuto-deus-absconditus, il procedere del mondo. Le sue tre anime si danno e si ritraggono in misura differente un po' come un geranio, un epagneul breton, o un monaco buddista. Esistere è già cosa perfetta di per sé per cercare ulteriori perfezioni.

«Tutto ciò che la mente intende sotto specie di eternità, non lo intende perché concepisce la presente esistenza attuale del corpo, ma perché concepisce l'essenza del corpo sotto specie di eternità».
B. Spinoza, Etica, Parte V, Prop. 29.

Ecco, ci siamo quasi, ci voleva un vero Benedetto a ricordare che, in questo passaggio qui, nel transuente, tutto è già presente. Ed ecco allora, affidandosi al suo intramontabile pensiero, osare di nuovo chiamare un nome senza tema di legarlo ad una religione. Così:

«La nostra mente, in quanto conosce sé e il corpo sotto specie di eternità, in tanto ha necessariamente la conoscenza di Dio e sa di essere in Dio e di essere concepita attraverso Dio».
Ibidem, Parte V, Prop. 30.

«Io credo, o Signore, aiuta la mia incredulità. Cioè, aiutami a credere o aiutami a discredere? Chi aiuta a credere? Egomen. Chi a discredere? L'altro».
James Joyce, Ulisse.

Il mondo resterà antiquato finché raggrupperemo l'altro dentro un fattore collettivo (potere, società, principi, potestà, economia, struttura, grande fratello). Dietro ogni altro c'è un volto. Aiutiamolo a togliersi la maschera per riconoscerlo, per riconoscersi face to face.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

ci sono
leggo
rifletto
vorrei parlarne in modo non banale
ma non è possibile con un commento

lo farei seduta al tavolo con anziani contadini che conosco, che vivono in malga e non sanno nulla di filosofia, ma sono filosofi naturali essi stessi
vorrei ascoltarli con te, mentre, con occhi sereni e sorriso spontaneo, trasmettono un senso di pace e letizia, quella dei semplici, quella dei piccoli-grandi-uomini (e donne)

con un bicchiere della loro grappa,acqua di sorgente, formaggio di malga (quello fatto da loro) e pane e salame

una vera esperienza mistica

qualcuno vive al di fuori delle nostre logiche, per fortuna

Luca Massaro ha detto...

cara WW, il problema è che, una volta infilati dentro le "nostre" logiche, è difficile venirne fuori senza il rischio di rincoglionimento.

Luca Massaro ha detto...

... rincoglionimento misticheggiante, intendo.

Anonimo ha detto...

uscirne no
ridimensionarne l'aspetto ansiogeno sì

relativizzare
ridurre all'essenziale
smascherare i falsi bisogni e i desideri indotti

questo, con onestà intellettuale, si può fare

il mondo è pieno di persone che non fanno notizia e vivono autenticamente (e faticosamente)

noi abbiamo paura di perdere un primato: la noia che deriva dal possedere troppo
(credo)

Luca Massaro ha detto...

... ti seguo e concordo.
Grazie di esserci