«In generale, non penso che ci siano stati cambiamenti “concreti”, a meno che non si consideri concreto (e purtroppo credo che concreto esso sia) il montare di un’arroganza, di una brutalità e di un antimeridionalismo che non sussurrano più le loro ragioni al chiuso, arrossendo di vergogna.
E no: credo che la gente del nord sia esattamente così come la Lega la dipinge, la vuole e le dà voce.
Altrimenti non mi spiego tutti quei voti.
Non ho mai creduto che la Lega fosse il cosiddetto “voto di protesta”. Questa ce l’hanno raccontata ma io non ci credo: è il voto di chi crede di avere ragione su tutto, di aver diritto di cacciare chi è diverso, di chi pensa che il denaro sia tutto, di chi crede che l’ignoranza sia un valore perché la cultura è ciò da cui è sempre stato escluso, e ora scopre che la cultura non è necessaria, e che può propagandare per cultura le sue opinioni da osteria.
Secondo il mio modestissimo parere, dare il voto alla Lega è esprimere un’opinione politica che con qualche piccola semplificazione definirei fascista».
Facevo meglio a non chiedere nulla. Queste parole mi dànno un senso di tristezza civica incolmabile. Ma confido molto nell'icastico epigramma zanzottiano¹:
In questo progresso scorsoio
non so se vengo ingoiato
o se ingoio
¹Andrea Zanzotto, In questo progresso scorsoio, Garzanti, Milano
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